Il pluripremiato Mario Martone (“Il giovane favoloso”, “Il sindaco del Rione Sanità” e “Qui rido io”) torna in cabina di regia con “Nostalgia”, film drammatico tratto dal bellissimo romanzo di Ermanno Rea, pubblicato nel 2016. La pellicola è in concorso al Festival di Cannes 2022 e, dopo la proiezione sulla Croisette, ha ricevuto ben 9 minuti di applausi, mandando in visibilio regista e interpreti. Protagonista assoluto è Pierfrancesco Favino, Re Mida del nostro cinema ma anche di quello internazionale, coadiuvato da Francesco Di Leva e Tommaso Ragno, in forma smagliante e in gradi di offrire delle performance incredibili. “Nostalgia” è in sala dal 25 maggio e staremo a vedere se sarà in grado di riportare a casa l’ambita Palma d’Oro.
LA TRAMA
Nostalgia, coraggio e legami
Martone racconta la storia di Felice Lasco (Pierfrancesco Favino) che, da giovanissimo, ha lasciato la sua Napoli e il suo Rione Sanità per realizzarsi all’estero. Dopo 40 anni di assenza – gli ultimi vissuti a Il Cairo – l’uomo torna per assistere sua madre ormai anziana, ma vi resterà molto a lungo, riscoprendo le sue radici e facendo i conti con un passato che non lo ha mai abbandonato. Da giovane, infatti, Felice ha commesso qualche piccolo crimine col suo migliore e inseparabile amico Oreste (Tommaso Ragno). La situazione, però, precipitò rovinosamente e i due causarono la morte di un uomo. Fu allora che Felice abbandonò la sua città ma adesso che è tornato vorrebbe ritrovare quell’amicizia messa in pausa, anche se Oreste nel frattempo è diventato un boss della camorra senza scrupoli e non lo vede di buon occhio. Il suo ex braccio destro di gioventù, infatti, sembra essersi alleato con Don Luigi Rega (Francesco Di Leva), baluardo della legalità in quei vicoli cupi.
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Durata 117 min
Regia Mario Martone
Cast
Pierfrancesco Favino: Felice
Francesco Di Leva: Don Luigi Rega
Tommaso Ragno: Oreste
LA RECENSIONE
La Nostalgia di Felice, un viaggio pieno di coraggio e di spine mai tagliate
La capacità narrativa di Mario Martone è veramente incredibile. I cinefili più accaniti e i suoi estimatori ormai sono abituati a pellicole sempre profonde, impegnate, strutturate, incentrate su tematiche mai scontate e trattate in maniera talvolta concretissima ma anche onirica e quasi magica, fuori dal tempo eppure così tangibili da farci perdere il fiato. E’ quello che accade anche con “Nostalgia”, dove il rumore dei ricordi, il legame con le proprie radici, il sangue pulsante partenopeo del protagonista, il richiamo della sua patria hanno superato l’onda di decenni di vita all’estero, lasciando intatta la sua anima. La nostalgia è positiva e negativa, è un viaggio interiore ed esteriore che Felice intraprende con coraggio e curiosità, ritrovando i suoi luoghi, i vicoli, la sua gente, ma riportando a galla anche delle spine della sua coscienza che non sono mai state tagliate e che continuavano a pungerlo, senza sosta.
Felice e Oreste, due facce della stessa medaglia unite dalle stesse radici
Attraverso accurati flashback (in cui i protagonisti hanno i volti di Emanuele Palumbo e Artem), Martone ci racconta il passato di Felice, delineando due personaggi quasi opposti: un ragazzo scapestrato e con un futuro incerto e un uomo ormai affermato nel suo lavoro, ma che nell’anima custodisce ancora quelle luci, quei palazzi, quegli sguardi, quella mamma che si dannava per lui e che adesso ha bisogno delle sue cure. Oreste – interpretato da un impressionante Tommaso Ragno – è la sua parte oscura, quella che è rimasta intrappolata nella ragnatela della delinquenza e che ormai è irrecuperabile. I due potrebbero riconciliarsi dopo tutto questo tempo, riscoprirsi e recuperare il tempo perso, ma è Don Luigi Rega (Francesco Di Leva, già protagonista de “Il sindaco del Rione Sanità” dello stesso regista) ad aprirgli gli occhi e a tentare di non fargli prendere sentieri sbagliati. Napoli e il suo Rione Sanità (ma la bellezza della fotografia di Paolo Carnera?) sono un palco fuori dal tempo, chiuso tra i vicoli o trafitto dal sole, ma stavolta la sua bellezza e la sua magia non sono bastate a far evolvere Oreste, non gli hanno permesso di riscattarsi, di trovare la sua strada e ha pagato cara la sua intenzione di non lasciare il nido come ha fatto il suo amico Felice.
Felice Lasco, ennesimo personaggio riuscito per l’immenso Favino
Pierfrancesco Favino nei panni di Felice potrebbe ricevere la stessa valanga di nomination e premi da cui è stato travolto, soprattutto, negli ultimi anni. Inizialmente il suo personaggio è come un alieno, uno straniero che atterra in un paese apparentemente sconosciuto, di cui non parla neanche più bene la lingua, sospeso tra i ricordi e la voglia di riprendere in mano quello che ha lasciato in sospeso, di fare pace col passato, esorcizzarlo, con quella malinconia che difficilmente lo abbandonderà per tutto il tempo. La sceneggiatura, scritta a quattro mani da Martone con Ippolita Di Majo, fa proprio questo e ci riesce in maniera strabiliante, regalandoci un personaggio unico ed emotivamente magnetico, pieno di sfumature, che non cerca redenzione ma solo reintegrazione in una vita che nel suo cuore non ha mai dimenticato. Ennesimo gioiellino del cinema italiano che non potete perdere.
Il voto di Cinefily