Gabe Polsky è il regista di “Butcher’s Crossing”, film western basato sull’omonimo romanzo di John Edward Williams, pubblicato nel 1960. La pellicola è stata presentata in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival lo scorso 9 settembre e il 16 ottobre alla Festa del Cinema di Roma. Il protagonista è il redivivo Nicolas Cage, qui nei panni di un cacciatore di bufali ossessionati e senza scrupoli, che coinvolgerà in una sua folle impresa il giovane Will Andrews (Fred Hechinger) e altri due “colleghi” costretti, loro malgrado, a mettere a repentaglio la propria vita pur di assecondare le sue pazzie.
LA TRAMA
Butcher’s Crossing, un western atipico e moralizzante che non decolla mai
Siamo nel 1874. Un giovane studente di ottima famiglia, William Andrews, decide di lasciare Harvard per vivere nuove avventure a Butcher’s Crossing, un piccolo paese di cacciatori di bufali. Lì sarà accolto da un vecchio amico del padre, un commerciante di pelli di bufalo che lo mette in guardia dai cacciatori e gli intima di andarsene. Ma proprio mentre si trova in un bar, William incontra il burbero Miller (Nicolas Cage) e gli chiede di portarlo con sé nella sua prossima battuta. Il cacciatore lo convince a finanziare quella più importante, impegnativa e rischiosa, in Colorado, dove enormi mandrie di bufali formano addirittura una marea nera. Il giovane e sprovveduto Will accetta non sapendo quanto può essere spietato, crudele e folle quel mondo, come gli aveva anticipato la ragazza del saloon, Francine (Rachael Keller) che, durante un rapporto non consumato, gli dirà che lui è “morbido” e giovane, non come tutti gli altri uomini con cui ha avuto a che fare. Ma William decide di partire con Miller e con gli altri due cacciatori/scuoiatori, Charley (Xander Berkeley) e Fred (Jeremy Bobb), per un viaggio nella natura e dentro di sé al limite del traumatico.
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INFO & CAST
Durata 105 min
Regia Gabe Polsky
Cast
Nicolas Cage
Fred Hechinger
Rachel Keller
Jeremy Bobb
Xander Berkeley
Paul Raci
LA RECENSIONE
Un western atipico, moralizzante ed estremamente pesante
Polsky è riuscito a prendere i personaggi del romanzo di John Williams e a portarli sul grande schermo rispettando le caratteristiche del romanzo e offrendoci una nuova immagine di Nicolas Cage, calvo, ruvido e con una lama tra le mani che ogni tanto si passa sullo scalpo, riportandoci subito alla mente il grande Kurtz di Marlon Brando. Anche William, il cattivissimo scuoiatore Fred e il povero credente Charley, sono delineati molto bene ma non è questo il vero problema del film. “Butcher’s Crossing” è un western atipico, moralizzante, che si scaglia contro il sogno americano, il capitalismo ma usando delle immagini di bufali ammazzati e scuoiati che sono insensatamente impressionanti, decisamente “too much” e fastidiose ad un certo punto. La pellicola sembra non decollare mai, ci si aspetta che la “prevedibile” follia di uno dei tre protagonisti esploda da un momento all’altro – visto che si troveranno ad affrontare enormi difficoltà dovute alla mancanza di acqua e a una tormenta di neve, in un arco temporale che va dall’autunno alla primavera – ma tutto ciò arriva troppo tardi e si risolve troppo in fretta, dopo quasi un’ora in cui non succede nulla.
La fotografia eccellente non salva il film dal baratro
In questa litania, che inevitabilmente ci riporta alla mente immagini di “Into The Wild” e “Revenant – Redivivo”, quello che si salva è la bellissima fotografia di David Gallego che ci offre la visione di paesaggi fenomenali e frame di una bellezza sconvolgente. Purtroppo, però, si tratta di un film e non di un documentario e, infatti, anche la sceneggiatura scritta a quattro mani dal regista con Liam Satre-Meloy non riesce ad essere impattante, a lasciare il segno, salvando solo la caratterizzazione di Miller. L’uomo, apparentemente privo di emozioni e pulsioni, è invece ossessionato dalla caccia, dalla brama di fare soldi, dalla voglia di superare tutto e tutti, fregandosene della vita degli altri. L’uccisione di migliaia di bufali diventa il suo obiettivo vitale, che avrà risvolti atroci, e che porterà gli altri personaggi alla follia, a soffrire come non mai, ad avere allucinazioni e a rimetterci la pelle.
IN CONCLUSIONE
Il vero messaggio del film
Dopo 105 minuti che sembrano un’eternità, il pubblico sarà informato del vero scopo del film, cioè quello di far conoscere lo spietato sterminio dei bufali compiuto nel passato, quando le loro pelli valevano più dell’oro. Oggi, per fortuna nella Riserva dei Black Feet si cerca di proteggere e le mandrie rimaste di bufali americani, animali diventati mammiferi nazionali e che man mano si stanno riproducendo, portando il loro numero a crescere sempre di più. Certo, questo strazio poteva essere evitato con un semplice corto o documentario, però ahimè, così non è stato.
Il voto di Cinefily