“Women Talking – Il diritto di scegliere” è un film del 2022 scritto e diretto da Sarah Polley. La pellicola è l’adattamento cinematografico del romanzo “Donne che parlano”, scritto da Miriam Toews, pubblicato nel 2018, che a sua volta è basato su fatti realmente avvenuti nella colonia Manitoba in Bolivia, nel 2011. Una storia dura, vera e molto impattante che sarà al cinema proprio il giorno della Festa delle Donne, il prossimo 8 marzo e che è candidata a due Oscar (Miglior film e Migliore sceneggiatura non originale). Nel fenomenale cast ci sono star del calibro di Rooney Mara, Claire Foy, Jessie Buckley, Judith Ivey, Ben Whishaw e Frances McDormand. Imperdibile.
LA TRAMA
Venivano narcotizzate con lo spray per le mucche, e poi stuprate nel sonno.
Si svegliavano doloranti, sanguinanti. E si sentivano dire che era tutto frutto della loro sfrenata immaginazione, o eventualmente del diavolo. Invece i colpevoli erano uomini della comunità: zii, fratelli, vicini, cugini. Che fare adesso, con questi uomini, che sono in carcere, ma presto usciranno su cauzione e torneranno a casa? Perdonare, come vorrebbe il pastore Peters? Rispondere con la violenza alla violenza? O andare via, per sempre, per affermare una vita diversa, di rispetto, amore e libertà? Il romanzo parte da qui: dal momento in cui le donne devono decidere cosa fare. Sono donne sottomesse, abituate a obbedire. Nascoste in un fienile, prendono in mano, per la prima volta, il proprio destino. La loro ribellione incandescente risana. È linfa vitale anche per August Epp, l’uomo amorevole e giusto che aveva perso la speranza, e che le donne chiamano a testimone della loro cospirazione di pace, perché possa raccontarla.
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INFO & CAST
Durata 104 min
Regia Sarah Polley
Cast
Rooney Mara: Ona
Claire Foy: Salome
Jessie Buckley: Mariche
Judith Ivey: Agata
Ben Whishaw: August Epp
Frances McDormand: Scarface Janz
LA RECENSIONE
Sarah Polley ridà forza, dignità e valore alle donne attraverso la parola e punta all’Oscar come Miglior film
Sarah Polley ci ha regalato già storie di donne forti in passato, ma con “Women Talking – Il diritto di scegliere” ha fatto un balzo in avanti che lascia letteralmente a bocca aperta. Il fatto che queste storie tremende siano ispirate ad eventi realmente accaduti e che ci troviamo tra 2010 e 2011, e non catapultati in pieno ‘800, fa letteralmente venire i brividi. Guardando la pellicola sembra di assistere ad una pièce teatrale o ad un documentario per il realismo che trasuda dall’inizio alla fine. L’unica location è un fienile che diventa un’aula di tribunale dove le donne drogate, stuprate e traumatizzate devono decidere se agire, non fare assolutamente nulla per non inimicarsi un’intera comunità o partire per andare lontano, liberarsi dai soprusi subiti per sempre, da uomini che attendono la loro condanna e che non hanno mai avuto rispetto per loro. Intorno c’è una società bigotta, spaventosamente ferma, che si rifugia nella religione e che, invece, grazie a queste donne potrebbe tentare una sorta di progressismo che sarebbe come un faro nella notte, che squarcia anche la fotografia desaturata, cupa, grigio/verde, realizzata dal grande Luc Montpellier.
IN CONCLUSIONE
La parola alle donne per ridargli dignità, forza e valore
Le protagoniste Rooney Mara, Jesse Buckley, Claire Foy, Sheila McCarthy, Judith Ivey, Liv McNeil, Michelle McLeod, Kate Hallett e la splendida Frances McDormand sono il fulcro dell’intera narrazione. La sceneggiatura, scritta dalla stessa Polley, è piena di dialoghi, dibattiti, liti, confronti e pensieri che riflettono lo stato d’animo di queste donne – tutte diverse tra loro – ne colgono il dolore, la rabbia e la speranza di una vita migliore o almeno “normale”. La violenza non è mai mostrata apertamente, ma fa ancora più male. Ne vediamo solo i tremendi effetti sul fisico ma, soprattutto, sull’anima delle vittime. Si, potrebbe essere definito come un film femminista, ma andando avanti nella visione, ci rendiamo conto che l’intento principale della regista è quello farci riflettere su quanto sia importante dare la parola alle donne per ridargli dignità, forza e valore. E poco importa se l’unico uomo (Ben Wishaw/August Epp) è assoldato per scrivere i verbali delle loro infinite riunioni nel fienile, perché quel personaggio è stato scelto da loro come confidente e come “braccio”, dato che a loro non è mai stato concesso d’imparare a leggere e/o scrivere. E’ una sorta di unico alleato, mai denigrato, in un mondo maschile che le ha sempre maltrattate. Probabilmente non vincerà l’Oscar come Miglior film e neanche quello alla Migliore sceneggiatura non originale, ma le storie raccontate restano impresse nella mente e sulla pelle per sempre.
Il voto di Cinefily