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Dal 5 ottobre sbarca nei nostri cinema “L’esorcista – Il credente”(“The Exorcist: Believer”), il sequel del cult horror del 1973, diretto dal compianto William Friedkin. Prodotta dalla Blumhouse di Jason Blum, la pellicola arriva esattamente a 50 anni di distanza e in cabina di regia c’è David Gordon Green, noto per aver diretto “Halloween”(2018), “Halloween Kills”(2021) e “Halloween Ends”(2022). Grandi ritorni, nuovi personaggi, un trailer che fa mancare il respiro e tante tante aspettative sono gli ingredienti che potrebbero farne un grande blockbuster. Prima di andare al cinema, però, leggete la nostra recensione senza spoiler.

https://www.youtube.com/watch?v=66ZDAwZdSE8&ab_channel=UniversalPicturesInternationalItaly
LA TRAMA

Grandi ritorni, nuovi personaggi e tante aspettative

Dopo la tragica scomparsa di sua moglie incinta in un terremoto ad Haiti, avvenuta 12 anni fa, Victor Fielding (Leslie Odom Jr.) ha cresciuto da solo la loro figlia Angela (Lidya Jewett). Ma quando Angela e la sua amica Katherine (Olivia Marcum) spariscono nel bosco, per poi tornare tre giorni dopo senza ricordare cosa sia successo, si scatena una serie di eventi che costringeranno Victor a confrontarsi con il male nella sua forma più oscura e, nel terrore e nella disperazione, a cercare l’unica persona in vita che abbia mai assistito a qualcosa di simile: Chris MacNeil.

Recensione di L’esorcista – Il credente
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INFO & CAST
Anno 2023
Durata 121 min
Regia David Gordon Green

 

Cast
Leslie Odom Jr.: Victor Fielding
Lidya Jewett: Angela Fielding
Ann Dowd: Ann
Jennifer Nettles: Miranda
Norbert Leo Butz: Tony

LA RECENSIONE

L’esorcista – Il credente: il legacy sequel omaggia il cult del ’73, ma ne evita il confronto con elementi nuovi che gli fanno superare la prova

Ok, l’impresa era ardua, se non impossibile. Il regista David Gordon Green si è trovato di fronte ad un muro di scetticismo alto 10 metri e il suo coraggio, la sua temerarietà e caparbietà sono assolutamente da ammirare. Girare un legacy sequel, legato quindi direttamente a quella pietra miliare che continua ad essere “L’esorcista”(1973) del compianto William Friedkin avrebbe spaventato chiunque. Eppure, il regista ha saputo dare quella sferzata di originalità che gli ha fatto portare (parzialmente) il risultato a casa. Da allora, il cult di Friedkin ha avuto due sequel, un prequel e uno spin-off: “L’esorcista 2: L’eretico” (1977) poi “L’esorcista 3”(1990) e il prequel “L’esorcista: La genesi”(2004). C’è stato poi lo spin-off “Dominion: Prequel to The Exorcist” del 2005, che racconta il primo incontro tra padre Lankester Merrin e il demone Pazuzu. In aggiunta, c’è anche la serie tv “The Exorcist”(2016), trasmessa da Fox che si ricollega, anche in questo caso, direttamente alla pellicola originale ignorando gli altri film del franchise. Se contiamo poi tutti i film sugli esorcismi che sono usciti in questi 50 anni, è veramente difficile pensare di poter vedere qualcosa di nuovo a riguardo.

Recensione di L’esorcista – Il credente

Un rispettoso omaggio al film del ’73 e tanti elementi nuovi

A nostro avviso, il migliore approccio è quello di considerare “L’esorcista – Il credente” come un prodotto a sé, un film che riprende, omaggia e sviluppa il capostipite in maniera nuova, con rispetto, grande ammirazione e un pizzico di nostalgia. David Gordon Green sembra adottare questa linea già dal prologo che si sviluppa ad Haiti 12-13 anni prima e che ci mostra una lotta tra cani, proprio come quella mostrata in Iraq nel primo film. Dopo la prima parte che ci spiega come mai le ragazze sono sparite nel bosco (Angela, la figlia di Victor sperava di evocare lo spirito di sua madre), si passa alla parte di “possessione” graduale delle giovani, con attacchi improvvisi, crisi fulminee, ma senza esagerare come accadeva nel cult del ’73, con pochissimi effetti in CGI e jumpscare.

Poca paura ma tanti altri sbocchi narrativi

Dal momento in cui Victor, spossato dalla situazione, si rivolge a Chris MacNeil (il premio Oscar Ellen Burstyn), testimone della possessione di sua figlia avvenuta 50 anni prima, la pellicola effettua la virata verso una visione horror più intensa, alla “Jason Blum”, ma non toccando mai le vette della saga di “The Conjuring” e dei suoi tanti spin-off. Rispetto al film di Friedkin, David Gordon Green gioca sui dualismi (la famiglia di Katherine è molto cattolica mentre Victor non crede a nulla), sull’inclusività, sulla collettività dell’esorcismo, che non è più un fatto “privato”, ma diventa argomento condiviso e trattato in maniera molto diversa, lontano dai classici riti cattolici visti e rivisti. C’è la comfort zone narrativa della lotta tra bene e male; del rapporto padre/figlia, della scelta, il dubbio sulla fede, del bivio, della devastazione fisica adolescenziale (che fa sempre un certo effetto) però il rituale dell’esorcismo imbocca un altro sentiero, include anche altri riti usati in altre religioni, a dimostrazione proprio che la possessione diabolica esiste in tutto il mondo ed è affrontata in milioni di modi. Come dicevamo, evitando i paragoni, la pellicola offre un intrattenimento magnetico, deciso e trascinante. Ci aspettavamo molte più scene “agghiaccianti”, personaggi più approfonditi, meno scene didascaliche (soprattutto verso il finale), ma non dimentichiamo che questo è pure sempre il primo capitolo di una trilogia già annunciata (il secondo, “The Exorcist: Deceiver”, uscirà il 18 aprile 2025), quindi ci sta. D’altronde, la sceneggiatura è stata curata dal regista con Peter Sattler, e le intenzioni erano proprio queste.

Il cast al top e le potenziali nomination ai prossimi Oscar

Nota di merito al cast. Leslie Odom Jr, le piccole Lidya Jewett e Olivia Marcum, Raphael Sbarge (Pastore Don Revans) e Ann Dowd sono davvero bravi e convincenti. E’ emozionante, poi, rivedere la grande Ellen Burtsyn 50 anni dopo, anche se le sue scene non sono moltissime, ma di grande impatto…e non spoileriamo nulla. Non ci stupirebbe una nomination agli Oscar per il montaggio di Timothy Alverson o la fotografia di Michael Simmons, anzi, sarebbero entrambe meritate.

Il voto di Cinefily

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