“Diabolik Chi sei?” è il capitolo finale della trilogia – iniziata con “Diabolik” nel 2021 e proseguita col sequel “Diabolik – Ginko all’attacco!”, uscito nel 2022 - dedicata al celebre personaggio mascherato, diretta dai Manetti Bros. Il film è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma 2023 nella sezione Grand Public, e vede Diabolik e Ginko rinchiusi in cella, faccia a faccia, mentre Eva Kant e Altea sono alla ricerca dei loro uomini.
LA TRAMA
Catturati da una spietata banda di criminali, Diabolik e Ginko si trovano faccia a faccia.
Rinchiusi in una cella, senza via di uscita e certi di andare incontro a una morte inevitabile, Diabolik rivela all’ispettore il suo misterioso passato. Intanto, Eva Kant e Altea sono alla disperata ricerca dei loro uomini. Le strade delle due rivali si incroceranno?
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INFO & CAST
Regia Manetti Bros.
Cast
Giacomo Gianniotti: Diabolik
Miriam Leone: Eva Kant
Valerio Mastandrea: ispettore Ginko
Monica Bellucci: Altea di Vallenberg
Pier Giorgio Bellocchio: sergente Palmer
LA RECENSIONE
Molta carne al fuoco totalmente sprecata
Siamo arrivati a fatica alla fine di questa trilogia che ha avuto – come sapete – un cambio di guardia del protagonista, da Luca Marinelli nel primo capitolo a Giacomo Gianniotti nel secondo e nel terzo, e la critica specializzata che ha fatto più o meno a pezzi tutto il progetto. Quest’atto finale si basa sull’albo 107 della famosa serie a fumetti, quindi del 1968, quello che ci fa scoprire le origini del personaggio. I fatti più importanti sono questi: Diabolik e Eva Kant (Miriam Leone) vogliono rubare delle preziose monete della contessa Wiendmar (Barbara Bouchet), ma qualcosa va storto quando entra in scena una banda di criminali che svaligia la banca dove sono depositate le monete. Ginko e Diabolik si mettono sulle loro tracce e si ritroveranno rinchiusi nella stessa cella, mentre le loro donne – Eva e la bella Altea di Vallemberg (Monica Bellucci) – faranno di tutto per trovarli e liberarli. Ora, la carne al fuoco era tantissima, ma i Manetti – come già avvenuto in precedenza – la sprecano dando vita ad un film lentissimo, pieno di dialoghi impostati e snervanti come quelli di una soap di Canale 5, infarcito con inutili spiegazioni che appesantiscono ulteriormente i 124 minuti di durata. I fratelli hanno preferito curare di più la fotografia (di Angelo Sorrentino), le scenografie (di Noemi Marchica) e le musiche (di Pivio e Aldo De Scalzi), rispetto ad altre caratteristiche più importanti come la sceneggiatura (scritta con Michelangelo La Neve) e il montaggio (di Federico Mara Maneschi), a tratti veramente confuso.
IN CONCLUSIONE
Cosa funziona?
Cosa funziona alla fine? Narrativamente, il dialogo tra Ginko e Diabolik e il racconto in bianco e nero (“Sin City” dove sei?) delle origini del ladro mascherato di Clerville funzionano e affascinano. Il personaggio di Mastandrea, alla fine, risulta quello più riuscito dell’intera trilogia mentre Gianniotti magnetizza con lo sguardo, non fa rimpiangere tantissimo Marinelli (siamo su livelli attoriali troppo diversi) ma alla fine non sembra lasciare il segno, non riesce ad imporsi come protagonista assoluto. La Eva Kant di Miriam Leone è una manna dal cielo quando compare in scena, anche se pensavamo che le sarebbe stato riservato più spazio mentre la Altea della Bellucci, col suo accento irritante, non è classificabile perché la performance è la solita elegia alla sua bellezza, con inquadrature ad hoc e ammiccamenti fuori contesto. La parte femminile è certamente più forte rispetto ai due capitoli precedenti, ma se vi aspettate il ribaltone resterete sicuramente delusi. Che la storia e i personaggi di Diabolik non siano adatti al grande schermo? Noi non la pensiamo così, ma i Manetti, a nostro avviso, ne hanno fornito una versione troppo legata all’estetica e poco profonda, poco umana, non lasciando il dovuto spazio alle storie dei personaggi, alle sottotrame, sbagliando quindi la chiave di lettura proposta dai fumetti e ripetendo gli stessi errori più volte.
Il voto di Cinefily