Ci siamo. Tirando le somme di questo 2023 cinematografico possiamo dire che ci sono state delle pellicole d’immenso valore. Partendo da “The Whale”, che ha regalato l’Oscar a Brendan Fraser, fino a “Killers of the Flower Moon” di Scorsese e ai nostri “Comandante”, “Io Capitano” e allo splendido “C’è ancora domani”, di Paola Cortellesi, ecco 15 film che, secondo noi, ci hanno regalato le migliori emozioni, fatto emozionare, ridere e arrabbiare.
Rivediamo insieme il meglio del 2023 al cinema
The Whale
Attraverso la storia di Charlie (interpretato da uno straordinario Brendan premiato con l’Oscar) e il suo dramma interiore ed esteriore, il regista ci fa riflettere sui sensi di colpa, sulle relazioni padre/figlia/moglie, sull’incomunicabilità, sulla solitudine, sui rimpianti, sulle conseguenze di scelte sbagliate, sulla religione e sulla morte. Fraser è fenomenale nel mostrare la sofferenza e i disagi di Charlie anche solo con gli occhi, ora dolci e stanchi e poi pieni di rabbia e scontrosi (soprattutto verso il finale). Il regista lo tratta senza patetismi, lascia che sia la sua storia a parlare, a condannarlo o a salvarlo, ma senza mai giudicarlo. Rivelazioni, rapporti irrisolti e segreti sono la cornice di questo dramma che è l’ennesimo capolavoro di un regista che ci ha regalato altre perle come “Requiem for a Dream”(2000), “The Wrestler”(2008) e “Il cigno nero”(2010). Le sue pellicole sono sempre caratterizzate da un crescendo di tensione fino al climax finale che, anche in questo caso, è di grandissimo impatto emotivo e fa versare anche qualche lacrima liberatoria.
Killers of the Flower Moon
Scorsese ha riunito i suoi attori preferiti – Leonardo DiCaprio e Robert De Niro – per portare sul grande schermo una storia che copre tutti i generi: poliziesco, western, dramma, storico, giallo e thriller. La pellicola è l’adattamento per il grande schermo del romanzo “Gli assassini della terra rossa”(2017), di David Grann che, a sua volta, si basa su una storia vera, cioè su una serie di omicidi misteriosi ed efferati che scossero la nazione Osage negli anni ’20. Scorsese ed Eric Roth hanno lavorato insieme alla sceneggiatura, spostando l’asse del racconto di Grann – molto concentrato sulle indagini riguardanti gli omicidi degli Osage – sulla sfera sociale, storica ed economica dell’America degli anni ’20. Tutto questo lo fa evidenziando temi che risuonano nella contemporaneità come la discriminazione razziale, la corruzione e lo sfruttamento delle popolazioni indigene. Capolavoro.
Io Capitano
Matteo Garrone ci ha regalato questo gioiello che parla dell’emigrazione africana verso l’Europa. Alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia ha vinto il Leone d’argento alla regia e il Premio Marcello Mastroianni all’attore protagonista Seydou Sarr. La pellicola è stata candidata anche ai Golden Globe 2024 nella categoria Miglior film straniero. Nomination strameritata dato che l’odissea contemporanea di Seydou e Moussa, che lasciano Dakar per raggiungere l’Europa, attraverso le insidie del deserto, gli orrori dei centri di detenzione in Libia e i pericoli del mare è spiazzante, cruda, vera, un colpo al cuore allo stomaco. “Io capitano” non è un film ma un vero e proprio quadro che Garrone che è già storia del nostro cinema. Non c’è un solo fotogramma che non ci sia rimasto nel cuore e nella mente perché è impossibile non lasciarsi travolgere dall’emozione della storia, del viaggio di Seydou e Moussa, in cerca di salvezza ma con un prezzo potenzialmente altissimo da pagare, un compromesso con la morte che non ammette sbagli o ripensamenti. Su forza, riportiamoci il Golden Globe e l’Oscar come Miglior film straniero a casa!
Oppenheimer
Il dramma biografico firmato da Christopher Nolan racconta la vita del fisico statunitense Robert Oppenheimer ed è basata sul libro “Robert Oppenheimer, il padre della bomba atomica. Il trionfo e la tragedia di uno scienziato”(“American Prometheus”), scritto da Kai Bird e Martin J. Sherwin. Il protagonista maschile è il grandissimo Cillian Murphy, coadiuvato da un cast di sole stelle formato da Emily Blunt, Matt Damon, Robert Downey Jr., Florence Pugh, Kenneth Branagh, Josh Hartnett, Rami Malek, Tom Conti e Gary Oldman. “Oppenheimer” non è solo un film, è un’esperienza immersiva a 360 gradi che ci cattura dall’inizio alla fine e che ci tiene col fiato sospeso per 180 minuti. Nolan è il “regista scienziato” di Hollywood, il visionario maestro del cinema – appassionato di storia e dei concetti (astratti?) di spazio e tempo – che ha firmato capolavori come “Memento”, “Inception”, “Interstellar”, “Tenet” che ci hanno fatto dannare e rivedere più volte i fotogrammi meno chiari. Adesso, però, i suoi “incastri” sono meno complicati, il suo “Cubo di Rubik” ha colori diversi ed è imperniato sui concetti di progresso senza limiti, pericoli mondiali, caos intellettuale e politico, crisi esistenziali e pentimento, miscelati con la sua ormai nota magia registica che non ha assolutamente pari. Prepariamoci all’incetta di Oscar.
The Creator
Gareth Edwards è il regista di questo thriller post-apocalittico con protagonista John David Washington e la piccola Madeleine Yuna Voyles. La storia è ambientata nel 2070, in un futuro dominato dalla guerra tra umani e robot dotati di intelligenza artificiale. Tutto prenderà una piega diversa quando proprio un’intelligenza artificiale sotto forma di bambino cambierà il corso degli eventi. Questo plot dà il via a una miriade di riflessioni sul senso della guerra, sulle prospettive future e sull’utilizzo spropositato dell’intelligenza artificiale, sull’eterno scontro tra Occidente e Oriente, sul razzismo di ogni genere, sui conflitti etici e morali della razza umana. Il conflitto tra umani sopravvissuti e forze dell’intelligenza artificiale è sviluppato alla grande, con immagini epiche, location costruite alla perfezione (tra luoghi reali e CGI mai troppo invasiva) e quella patina cyberpunk che è il marchio di fabbrica di Edwards e che ci fa impazzire. Il ritmo inizialmente un po’ lentino, inizia a farsi sincopato dopo i primi 20 minuti, regalandoci uno spettacolo potente, commovente e visivamente eccezionale.
Dogman
Il film di Luc Besson racconta la storia di Douglas (Caleb Landry Jones) che, da bambino, fu abusato dal padre e gettato in pasto ai cani. Gli animali, però, invece di attaccarlo diventarono suoi alleati. È proprio Besson a citare De Lamartine quando dice: “Ovunque ci sia un infelice, Dio invia un cane” e quando fa dire al suo protagonista: “I cani sono i migliori amici degli uomini. Hanno tutte le loro virtù, e nessuno dei loro difetti. Tranne uno: fidarsi troppo”. Proprio grazie a loro Doug supera le difficoltà più estreme, diventa parte di un gruppo, si sente per la prima volta amato. Assistiamo alla sua “formazione” con i cani attraverso i flashback molto amati da Besson, risaliamo così agli eventi della sua tragica vita, ai traumi dell’infanzia. Lo ritroviamo, poi, maggiorenne intento a dirigere un canile e a lavorare in un night club come drag. Nonostante ciò, per guadagnare più soldi organizza rapine accompagnato dai suoi “amici” e, al tempo stesso, si adopera per difendere il suo territorio dai delinquenti. E’ verissimo che, in alcune scene, il personaggio ricorda molto il Joker di Todd Phillips (forse troppo?), ma è molto meno crudele e con una visione più bohémienne della vita, pur con tantissimi punti in comune che preferiamo non spoilerarvi.
Maestro
Bradley Cooper è regista e protagonista di “Maestro”, il biopic di Netflix sul leggendario compositore e direttore d’orchestra statunitense Leonard Bernstein. La pellicola è incentrata principalmente sulla sua storia d’amore con la moglie Felicia Montealegre (Carey Mulligan) ed è un biopic che colpisce direttamente allo stomaco. Emozionante, complicato, magnetico, in alcune scene addirittura lacerante per la sua forza e Cooper si dimostra ampiamente all’altezza della situazione regalandoci, probabilmente, anche la sua più grande interpretazione. La sua performance esplora l’intimità del personaggio al 100%, senza mai risparmiarsi, ma lo fa con eleganza, potenza e rispetto, senza mai spingersi oltre e diventare una sorta di imitatore o, peggio ancora, una macchietta mal riuscita. Amore, arte, tradimenti, pulsioni, rapporto padre/figlia, senso del dovere ma anche voglia di vivere senza remore sono tutti concetti che l’artista Bernstein nella sua vita ha vissuto intensamente, in un bianco e nero che arricchisce ancora di più le mille emozioni che vive con la moglie Felicia Montealegre, interpretata da una Carey Mulligan in odore di Oscar. Grandi sentimenti e dolore, scene di amore assoluto e di delusione più buia, dualismi che non finiscono mai di rincorrersi dall’inizio alla fine, che richiamano anche la bisessualità del Maestro. Dagli anni ’60/’70 in poi, e col passaggio al colore, la prospettiva cambia ancora, e dopo il successo della sua “Messa”, il suo matrimonio viene totalmente devastati dai suoi tradimenti e la sua vita privata diviene di dominio pubblico, minando il suo talento e la sua fama. Quando la malattia busserà alla loro porta, allora la discesa all’inferno sarà senza sosta.
Wish
Il nuovo film d’animazione targato Disney, co-diretto dal premio Oscar Chris Buck e Fawn Veerasunthorn ha come protagonista la giovane Asha che, con una piccola sfera di energia chiamata Star, dovrà affrontare Re Magnifico per salvare la sua comunità dopo aver espresso un desiderio molto potente. “Wish” arriva per festeggiare i 100 anni dalla fondazione ed è un piccolo gioiellino che incanta, diverte ed emoziona. La storia della 17enne Asha (doppiata da Gaia, vincitrice di “Amici”) che cercherà di ridare i sogni agli abitanti del Regno di Rosas, aiutata dalla capretta Valentino (doppiata magistralmente da Amadeus), dalla sfera di luce Star e dalla Regina Amaya, moglie del cattivissimo Re Magnifico, funziona alla grande e ci riporta alla magia dei grandi classici. L’importanza dei sogni, il sentiero per raggiungerli, la caparbietà che ci dà la forza per farlo, il supporto degli amici e di qualche segnale dal cielo, sono tutte caratteristiche peculiari del mondo Disney che forse si erano un po’ perdute.
Guardiani della Galassia Vol. 3
James Gunn ha concluso il suo lavoro con i Marvel Studios con un film grandioso, strano, caotico e davvero toccante dedicato alla sua squadra bizzarra di eroi improbabili. È come se avesse scritto una lettera d’amore per loro. Il fulcro della trama è incentrato sulla figura di Rocket e sulla sua storia, dalle origini del personaggio al percorso che lo ha portato ad essere ciò che è. Nel film, è proprio la narrazione della vicenda di Rocket a guidare la narrazione, mettendo in evidenza il passato turbolento del personaggio che, ben presto, sconvolgerà la vita dei protagonisti. Se la maggior parte dei film Marvel fa leva sull’entusiasmo del pubblico, il film di Gunn riesce a fare qualcosa di ancora più significativo: sa commuovere. Sì, stiamo parlando dei film con un procione violento e un albero parlante. La formazione attuale dei Guardiani che sa come fare battute divertenti mentre distrugge una stanza piena di cattivi, porta quell’alchimia a un livello ancora più alto per questo capitolo finale.
Mission: Impossible Dead Reckoning – Parte 1
“Mission: Impossible – Dead Reckoning Parte Uno” è sbarcato nelle sale proprio nel momento in cui il pubblico è sempre più coinvolto in un dibattito attualissimo: quello sull’intelligenza artificiale. Questa pellicola sembra incredibilmente preveggente, non tanto per lo stato attuale della tecnologia, ma per quanto essa abbia radicato la sua presenza nella mente delle persone, tra ChatGPT, Alexa, Siri il futuro è oggi. Con la sua ultima interpretazione di Ethan Hunt, Tom Cruise offre una performance esperta, carismatica e senza limiti che è esattamente ciò di cui ha bisogno il settimo capitolo di una serie d’azione incentrata su una spia con un team di talentuosi amici più che colleghi.
Spider-Man: Across The Spider-Verse
Era impossibile fare meglio del primo capitolo del 2018? Beh, lo pensavamo anche noi, e invece no. Il tris d’assi in cabina di regia composto da Joaquim Dos Santos, Kemp Powers e Justin K. Thompson e gli sceneggiatori Phil Lord, Christopher Miller e David Callaham hanno compiuto un nuovo miracolo nel campo dell’animazione, sradicando tutte le regole, sconvolgendo i multiversi e portando al cinema un “caos” adrenalinico e coinvolgente che piacerà sicuramente a tutti. La storia, inizialmente, si svolge dal punto di vista di Spider-Gwen e poi da quello di Spider-Man/Miles Morales, che sarà catapultato nel Multiverso per cercare di evitarne il tracollo per mano di Spot (La Macchia). Questo è solo l’antefatto perché proprio quando Miles entra nel Multiverso, ci trascina con sé e, stavolta, non ha nulla a che vedere con quanto visto nei film Marvel o DC. I registi ne ampliano lo spettro, costruiscono qualcosa di visivamente strabiliante, vasto, infinito, mescolando gli stili, la grafica, rivoluzionando lo stesso concetto di animazione e di narrazione.
Air – La storia del grande salto
Il biopic diretto da Ben Affleck racconta la storia della leggendaria partnership tra l’allora esordiente Michael Jordan e la divisione basket di Nike, che ha poi rivoluzionato il mondo dello sport e della cultura contemporanea col marchio Air Jordan. Nel fenomenale cast ci sono Matt Damon, lo stesso Ben Affleck, Jason Bateman, Marlon Wayans, Chris Messina, Chris Tucker e Viola Davis. Il film funziona sotto tutti i punti di vista. Non è solo basato su uno degli accordi commerciali più grandi di tutti i tempi, di una partnership che continua tuttora, ma parla di sport (non facendolo mai vedere), di cultura pop e contemporanea, di quegli straordinari anni ’80 (ricostruiti in maniera certosina e sensazionale) e della nascita di una leggenda dello sport che, tuttora, guadagna e fa guadagnare miliardi di dollari. Naturalmente, il merito è anche della meravigliosa fotografia di Robert Richardson, del montaggio a incastro di William Goldenberg (da Oscar), delle scenografie straordinariamente aderenti all’epoca di Francois Audouy e dei costumi perfettamente a tono di Charlese Antoinette Jones.
Gli spiriti dell’isola
Ambientato su un’isola al largo della costa occidentale dell’Irlanda, Gli Spiriti dell’Isola segue due amici di lunga data, Pádraic (Colin Farrell) e Colm (Brendan Gleeson), che si trovano in una situazione di stallo quando Colm mette inaspettatamente fine alla loro amicizia. Pádraic, scioccato da questa decisione, non si rassegna e tenta di ricucire il rapporto, aiutato dalla sorella Siobhán (Kerry Condon) e da un giovane e problematico abitante dell’isola, Dominic (Barry Keoghan). Ma i ripetuti sforzi di Pádraic non fanno altro che rafforzare la determinazione dell’ex amico e quando Colm lancia un ultimatum disperato, gli eventi precipitano rapidamente con conseguenze scioccanti. Il regista Martin McDonagh, dopo “Tre manifesti a Ebbing, Missouri” fa di nuovo centro, confermandosi un maestro della comunicazione, tanto per quella parlata quanto per quella “non verbale” fatta di sguardi e di gesti. Un’enormità di personaggi si muovono in un film in cui ognuno ha perfettamente il proprio ruolo, in cui ognuno apre e chiude il proprio arco narrativo, risultando fondamentale per la narrazione. Il paesaggio è trattato come un dipinto, riesce a farti immergere in ogni scena. Non è un elemento marginale ma circonda l’essenza umana e ne esalta la piccolezza. Una pura riflessione sulla follia dell’essere umano, per ricordarci di quanto non siamo perfetti.
C’è ancora domani
“C’è ancora domani” è diretto e interpretato da Paola Cortellesi, al suo esordio dietro la macchina da presa. Il film è stato presentato alla 18ª edizione della Festa del Cinema di Roma e subito ha colpito pubblico e critica, portando a casa due premi, quello speciale della giuria e una menzione speciale come Miglior opera prima. La Cortellesi ci porta nella Roma della seconda metà degli anni ‘40, dove Delia (Paola Cortellesi) riveste esclusivamente i ruoli di moglie e madre, mentre il marito Ivano (Valerio Mastandrea) è il capofamiglia. Il fidanzamento della primogenita, con un ragazzo proveniente dal ceto borghese, crea fermento in famiglia. Quando Delia riceve una misteriosa lettera, la donna è determinata a rovesciare i ruoli prestabiliti e riesce finalmente a immaginare un futuro migliore. Delia è il simbolo di tutte le donne della metà del ‘900, coraggiose, piene di dignità ma messe da parte o dimenticate. L’attrice e regista lo fa con ironia, forza e determinazione, caratteristiche che la faranno “sopravvivere” alle ottusità del marito Ivano, del genero e di tutto il mondo maschile che non la considera. Siamo d’accordo sul fatto che “C’è ancora domani” andrebbe fatto vedere a scuola e siamo contentissimo dei 31 milioni di euro d’incasso, tutti meritati.
Comandante
Il protagonista del film di Edoardo De Angelis è Pierfrancesco Favino, nel ruolo del Comandante Salvatore Todaro, il celeberrimo eroe dei mari attivo durante la Seconda guerra mondiale. De Angelis racconta la storia dell’incontro/scontro tra il suo sommergibile e il mercantile Kabalo e il salvataggio dei 26 naufraghi belgi. Si entra nel vivo della pellicola quando Todaro decide di salvare l’equipaggio del Kabalo, destinato ad una morte sicura, e diventando una vera e propria leggenda, simbolo di autorità positiva, di eroismo ormai perduto e di mille altri ideali che non vengono più rispettati. La sua (dis)avventura è diventata il baluardo contro ogni tipo di guerra di potere, di mero abbattimento del nemico, di prevaricazione senza scrupoli perché, come dice il Comandante nel film: “Noi il ferro del nemico lo affondiamo, ma gli uomini li salviamo”. Patriottico, solidale, inclusivo, vero, crudo, fortissimo il film di De Angelis prova a farci capire e riscoprire l’importanza della nostra identità politica e nazionale (al di là delle accuse di propagandismo e militarismo veramente infondate) che dovrebbe essere sempre volta al bene, ma che va inesorabilmente a sbattere contro il muro dell’attualità, fatta esattamente degli ideali opposti.