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“Alien: Romulus” è l’attesissimo film co-scritto e diretto da Fede Álvarez. Settimo capitolo del franchise di “Alien”, la pellicola è in realtà un “midquel”, ambientato cronologicamente tra “Alien”(1979) e “Aliens – Scontro finale”(1986). I protagonisti sono Cailee Spaeny, David Jonsson, Archie Renaux, Isabela Merced, Spike Fearn e Aileen Wu. La pellicola è nelle nostre sale dal 14 agosto e l’hype era alle stelle. Noi l’abbiamo visto e, di seguito, trovate la nostra recensione, come al solito senza spoiler.

LA TRAMA

Giovani colonizzatori alla ricerca di un nuovo mondo

“Alien: Romulus” promette di riportare alle origini il franchise di grande successo Alien e racconterà la storia di un gruppo di giovani colonizzatori dello spazio che, rovistando nelle profondità di una stazione spaziale abbandonata, si imbatterà con la forma di vita più terrificante dell’universo

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INFO & CAST
Anno 2024
Durata 119 min
Regia Fede Alvarez

 

Cast
Cailee Spaeny: Rain Carradine
David Jonsson: Andy
Archie Renaux: Tyler
Isabela Merced: Kay
Spike Fearn: Bjorn

LA RECENSIONE

Fede Alvarez è riuscito a stupirci mescolando tradizione e innovazione

Dopo “Prometheus”(2012) e “Alien: Covenant”(2017), avevamo decisamente un po’ timore di questo “Alien: Romulus”. L’approccio è sempre quello di avere un pregiudizio negativo quando qualcuno tenta di mettere le mani su un franchise storico per “rimaneggiarlo” e magari non fare altro che peggiorare le cose. E invece, con grandissima sorpresa, Fede Alvarez è riuscito a stupirci. Il regista di “Evil Dead” e “Don’t Breathe” ha mantenuto la sua promessa, non stravolgendo in alcun modo la saga (anzi, ci si ricollega in più punti) ma dando comunque la sua impronta, riportando l’horror senza effetto retrò, creando le giuste atmosfere claustrofobiche e angoscianti e non ricorrendo eccessivamente alla CGI. Un mix perfetto di tradizione e innovazione. Oh, d’altronde è stato prodotto anche da Ridley Scott e un motivo ci sarà!

Le citazioni e i cameo eccellenti

La storia, molto semplice quanto avvincente, vede al centro della narrazione al giovane Rain Carradine (Cailee Spaeny, da tenere d’occhio perché veramente brava in questo genere di film), orfana che decide di dare una svolta alla sua vita difficile e quindi di trovare un pianeta dove poter vivere in pace. Accompagnata da Andy, un androide dal funzionamento indeciso, ereditato dai suoi genitori, e da altri amici – Tyler (Archie Renaux), Kay (Isabela Merced), Bjorn (Spike Fearn) e Navarro (Aileen Wu) – si ritroverà su un’enorme stazione spaziale alla deriva, la Romulus. Cos’è successo al suo equipaggio? Perché la navicella giace lì abbandonata e (apparentemente) vuota? Il gruppo si metterà ad esplorarla ma sarà proprio da quel momento che avranno a che fare con creature xenomorfe agguerrite e assetate di sangue. Alvarez, ponendo il capitolo come midquel, si lancia in mille riferimenti nostalgici ad altri film del franchise, infarcendo la sua pellicola con cameo eccellenti e sicuramente d’effetto. Ma attenzione, perché il regista cerca di evitare accuratamente il pericoloso effetto remake, inserendo elementi nuovissimi in un canovaccio già ben noto, spaziando tra tematiche che vanno dallo sfruttamento al capitalismo, all’ansia per il futuro delle nuove generazioni fino al concetto di trovare il proprio posto nel mondo.

Il tassello che mancava e che nessuno aveva il coraggio di girare

Alvarez fornisce tutti gli elementi per far amare il film da chi non ha mai visto neanche uno dei sei capitoli precedenti ma anche dai fan della saga che apprezzeranno sicuramente gli effetti speciali creati dalla stessa squadra di “Aliens: Scontro finale”(1986), con i geniali membri della Legacy Effects e Studio Gillis, ridando allo xenomorfo quell’aspetto disgustoso e “realistico” dei primi film. La sceneggiatura, scritta a quattro mani dal regista con Rodo Sayagues, funziona anche se, nella seconda parte e verso la fine, qualche riferimento in meno ai capitoli precedenti avrebbe giovato e reso più originale il tutto, ma va bene così. Ci sta anche la scelta della Spaeny come protagonista, che non vuole essere una giovane Sigourney Weaver, ma una moderna eroina, leader suo malgrado di un gruppo che si muove in un contesto totalmente diverso e che, probabilmente, non sa di avere tutta quella forza e determinazione, messe in moto dall’istinto di sopravvivenza. Anche gli altri attori sono molto bravi, non sviluppati alla grande, ma almeno non sono marionette inutili che si muovono in cunicoli e tunnel senza alcun senso. Ottime la fotografia di Galo Olivares, il montaggio curato da Jake Roberts (che lavoro assurdo!) e le musiche di Benjamin Wallfisch, e chissà se li vedremo premiati in qualche kermesse che conta. In conclusione, “Romulus” è il tassello che mancava, quel buco che, però, nessuno forse aveva il coraggio di colmare e, invece, Alvarez lo ha fatto omaggiando il glorioso passato della saga ma aprendosi anche a prospettive future.

Il voto di Cinefily

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