Skip to main content

“Conclave”, diretto da Edward Berger, è basato sull’omonimo romanzo di Robert Harris del 2016 e si tratta di un thriller psicologico e morale con la sceneggiatura firmata da Peter Straughan. Le riprese hanno avuto luogo negli studi di Cinecittà e nella Reggia di Caserta, con un cast di stelle formato da Ralph Fiennes, Stanley Tucci, John Lithgow e dai nostri Sergio Castellitto e Isabella Rossellini. Già dal trailer volevamo assolutamente vederlo e, infatti, il nostro sesto sensom stavolta non ci ha tradito. Leggete subito la nostra recensione e andate a vedere questo piccolo gioiellino – dal 19 dicembre al cinema - di cui sentiremo ampiamente parlare.

LA TRAMA

La missione del cardinale Lawrence: trovare il nuovo Papa e se stesso

Il cardinale Thomas Lawrence (Ralph Fiennes) è incaricato di organizzare uno degli eventi più antichi e misteriosi della storia: selezionare il nuovo Papa dopo la morte di Gregorio XVII avvenuta per un attacco di cuore. I principali candidati sono Aldo Bellini, Joshua Adeyemi, Joseph Tremblaye e Goffredo Tedesco. Mentre è all’opera, Lawrence si ritroverà al centro di una cospirazione che potrebbe scuotere le fondamenta della Chiesa Cattolica Romana.

INFO & CAST
Anno 2024
Durata 120 min
Regia Edward Berger

Cast
Ralph Fiennes: cardinale Thomas Lawrence
Stanley Tucci: cardinale Aldo Bellini
John Lithgow: cardinale Joseph Tremblay
Sergio Castellitto: cardinale Goffredo Tedesco
Isabella Rossellini: sorella Agnes

LA RECENSIONE

Lawrence, un uomo in piena crisi che deve destreggiarsi tra intrighi e cospirazioni

Si, ormai i cinefili più accaniti sapranno già che “Conclave” è stato candidato a 6 Golden Globe e si appresta a racimolare lo stesso bottino (se non in misura maggiore) ai prossimi Oscar. In effetti, Edward Berger (“Jack”, “Niente di nuovo sul fronte occidentale) dirige magistralmente questo thriller di ambientazione ecclesiastica (che ricorda un po’ l’atmosfera de “Il Codice Da Vinci”, lasciatecelo dire) fatto di intrighi, giochi di potere, tradimenti e rivelazioni che vi terrà incollati alla poltrona per tutti i 120 minuti e vi spiazzerà. Certo, parte un po’ lentino, ma dopo un’intro di qualche decina di minuti, ecco che Ralph Fiennes s’impadronisce della scena e il suo Cardinale Lawrence si pone alla guida del Conclave – da “cum clave”, chiusi a chiave, una pratica che ormai risale a circa 900 anni fa e che vede i cardinali riunirsi nella Cappella Sistina per scegliere il nuovo Papa, senza uscire mai – ipnotizzandoci con una delle sue migliori performance. Lawrence è l’uomo di fiducia del Papa che non c’è più e diventa il punto di riferimento di questo processo ma è anche una persona intrisa di dubbi, in piena crisi, che vorrebbe solamente ritirarsi, ma la sua ultima missione dev’essere quella di ago della bilancia, mediatore tra mille congetture, detrattori e personalità alquanto oscure.

Non ci sono comprimari, tutti sono protagonisti

Lawrence, con i suoi sguardi, la sua mimica, il suo linguaggio essenziale e serafico è il faro che deve illuminare la via, smascherando l’ipocrisia, l’ambizione e la presunzione di alcuni dei candidati. Tra quelli che lo circondano ci sono Il cardinale Goffredo Tedesco (Sergio Castellitto), il più reazionario e realista; gli enigmatici Joseph Tremblay (John Lithgow) e Joshua Adeyemi (Lucian Msamati), lo “sveglissimo” Aldo Bellini (Stanley Tucci) e Vincent Benitez (Carlos Diehz), cardinale che ha portato il suo supporto e la sua parole in luoghi di guerra e si è sempre esposto in prima persona. Quest’ultimo sostiene che il defunto Papa lo abbia segretamente nominato arcivescovo di Kabul, e ciò non fa altro che aumentare panico e dubbi negli altri cardinali. La parte femminile è rappresentata da Suor Agnes (interpretata da una grandiosa Isabella Rossellini) che, anche se sarà in scena per pochi minuti, avrà un ruolo chiave nella vicenda. Moderni e attivissimi, tutti sono messi in luce, nessuno fa da comparsa in questo gioco di potere perfettamente scritto dallo sceneggiatore Peter Straughan, che preferisce non discostarsi poi molto dal libro di Robert Harris. Attenzione, perché l’intento del regista e dello sceneggiatore non è quello di buttare fango sulla Chiesa ma è piuttosto una disanima del fatto che la corruzione si può infiltrare ovunque e che il bene e il male, alla fine, sono le facce della stessa medaglia. La scelta è sempre difficilissima perché “la retta via è ormai smarrita” e si tenta di ritrovarla nel buio più totale. Il conclave diventa un campo di battaglia che mette in mostra le complessità di tutti gli uomini – e poi cardinali – in un continuo scambio di opinioni sulla religione, sulla situazione politica e sulle loro stesse vite, con un ritmo incalzante e serrato, soprattutto nella seconda parte.

IN CONCLUSIONE

Fondamentali sono la fotografia di Stépahne Fontaine, che rispecchi gli stati d’animo di tutti i personaggi con un uso delle luci e delle ombre davvero da Oscar; il montaggio dinamico e mai confuso di Nick Emerson; le scenografie maestose di Suzie Davies (quasi tutte ricreate a Cinecittà) i costumi sensazionali di Lisy Christl e le musiche del magnifico maestro Volker Bertelmann. Naturalmente, non vi spoilereremo nulla sul finale perché non sarebbe giusto e, come sapete, non l’abbiamo mai fatto, però sappiate che Berger vi spiazzerà e poi ci direte anche se le nomination ai Golden Globe – Miglior film drammatico, Miglior regista, Miglior attore protagonista (Ralph Fiennes), Miglior attrice non protagonista (Isabella Rossellini), Miglior sceneggiatura e Miglior colonna sonora – sono meritate o meno.

Il voto di Cinefily

Ti è piaciuto l'articolo? Lascia un commento!