Dopo “Jackie”(2016) e “Spencer”(2021), Pablo Larrain porta nelle sale un altro biopic al femminile. Si tratta di “Maria” ed è incentrato sulla figura di Maria Callas, la più celebre cantante lirica del Novecento. La sceneggiatura è di Steven Knight e nei panni della diva c’è Angelina Jolie. Con lei ci sono: Pierfrancesco Favino, Alba Rohrwacher e Valeria Golino. La Jolie è candidata al Golden Globe come Miglior attrice in un film drammatico, quindi, vale la pena vedere la sua performance in questo che potrebbe diventare un film cult e uno dei più belli della sua carriera.
LA TRAMA
Una vita vissuta fino in fondo tra successo, tragedie e scandali
Maria racconta la tumultuosa, tragica e bellissima storia della vita della più grande cantante lirica del mondo, rivisitata e reinterpretata durante i suoi ultimi giorni nella Parigi degli anni Settanta. Un lavoro dettagliato e affascinante che ci porterà a scoprire i lati più intimi di una delle personalità più in vista, eleganti e leggendari del secolo scorso.
INFO & CAST
Durata 124 min
Regia Pablo Larrain
Cast
Angelina Jolie: Maria Callas
Pierfrancesco Favino: Ferruccio Mezzadri
Alba Rohrwacher: Bruna Lupoli
Kodi Smit-McPhee: Mandrax
Valeria Golino: Yakinthi Callas
LA RECENSIONE
Un biopic raccontato con flashback in bianco e nero
Con “Jackie”, Larrain aveva raccontato la storia di Jaqueline Kennedy nelle settimane successive all’assassinio del marito/Presidente mentre in “Spencer” riprese la storia di Lady Diana durante un’infelice settimana di vacanza a cavallo tra Natale 1991 con il Principe Carlo, quando il clima era già teso a causa della relazione con Camilla Parker Bowles. Il regista cileno un vero e proprio maestro nel portare sul grande schermo dei biopic che colgono l’essenza del personaggio raccontato ma non in maniera asettica, bensì in un momento particolare della loro vita, fondamentale o comunque simbolo di cambiamento, fine o evoluzione in negativo e/o positivo. Nel caso di “Maria”, la Callas è ritratta nel 1977, dopo quattro anni dal ritiro definitivo dalle scene e durante l’ultima settimana della sua vita (la cantante è venuta a mancare il 16 settembre 1977 a soli 53 anni) e stavolta il regista, con lo sceneggiatore Steven Knight, preferisce non scavare troppo nella psicologia del personaggio, ma di fornirci informazioni sul suo conto attraverso dei flashback in bianco e nero e con l’intervista ad un giornalista immaginario, Mandrax (interpretato da Kodi Smit-McPhee). In questo modo, veniamo a sapere che la madre sfruttava il suo talento per far soldi durante la Seconda guerra mondiale e i dettagli sulla sua tormentata relazione con Aristotele Onassis (Haluk Bilginer), che preferirà sposarsi proprio con Jackie Kennedy.
Angelina Jolie, diva che recita solo con lo sguardo
Maria Callas, diva assoluta, viene rappresentata nella bellissima casa di Parigi che, ormai, è una sorta di gabbia dorata, museo dei bellissimi tempi che furono, e Larrain ne fornisce un quadro sostanziale ma non scende nel profondo, si mantiene in superficie, lasciando al magnetismo di Angelina Jolie la parte magica del personaggio. Il suo carisma, la sua storia, la sua eleganza ma anche il suo dolore, i suoi ricordi sono, talvolta, racchiusi in un semplice primo piano o in uno sguardo colmo di tristezza e di ricordi, e in questo il regista è dannatamente bravo. Gli unici contatti concreti sono Ferrucci Mezzadri e Bruna Lupoli, interpretati rispettivamente da Pierfrancesco Favino e Alba Rohrwacher, ossia il maggiordomo che la accudisce amorevolmente e le sposta tutti i giorni il pianoforte a seconda del suo volere e la domestica/ascoltatrice che le mette a posto l’enorme casa ma che giudica anche le sue “esibizioni” presenti perché, anche se la salute non l’aiuta più, Maria non si rassegna all’idea di non poter cantare come un tempo.
Uno script essenziale che lascia parlare le immagini
Lo sceneggiatore Steven Knight ha dipinto su tela i desideri di Larrain e li ha resi realtà, costruendo uno script semplice ma d’impatto, senza troppi dialoghi, lasciando parlare le immagini. Un lavoro gigante è stato fatto, invece, da Edward Lachman, direttore della fotografia, straordinario nell’incorniciare i chiaroscuri dell’anima della protagonista e renderli tangibili sulla scena. Anche il montaggio di Sofia Subercaseaux è un tassello fondamentale per la riuscita dell’intero progetto perché la pellicola si apre e si chiude con la morte della protagonista e i riferimenti biografici sono resi – come dicevamo – tramite ricordi, con un ritmo mai lento. Sulle scenografie di Guy Hendrix Dyas c’è poco da dire perché sono semplicemente da Oscar, così come i costumi del nostro pluripremiato Massimo Cantini Parrini. Insomma, 124 minuti sono pochi per raccontare tutta la straordinaria storia di una stella come la Callas ma Larrain è riuscito ad omaggiarla in modo sensazionale e dovete correre subito al cinema quando il regista cileno ci offre perle del genere.
Il voto di Cinefily