Il regista e sceneggiatore Premio Oscar per “Parasite”, Bong Joon Ho, porta al cinema la sua nuova creatura, “Mickey 17”. L’ improbabile eroe protagonista è Mickey Barnes (Robert Pattinson), che si ritroverà nella particolare circostanza di prestare servizio ad un titolare che esige l’impegno definitivo sul lavoro… ovvero morire, per vivere. Nel cast ci sono anche Naomi Ackie, Steven Yeun, Toni Collette e Mark Ruffalo. Il film è tratto dal romanzo di Edward Ashton che vi consigliamo di recuperare perché veramente bellissimo. Noi già l’abbiamo visto per voi, quindi, non vi resta altro che leggere la nostra recensione prima di correre in sala.
LA TRAMA
In fuga per diventare un “sacrificabile”
2054. Mickey Barnes vuole lasciare l’inospitale pianeta Terra per cercare di crearsi una nuova vita. L’occasione arriva quando firma per diventare un “sacrificabile” su un’astronave, mandato in avanscoperta sul pianeta ghiacciato Niflheim per la futura colonizzazione. Ogni volta che una replica di Mickey muore, però, ne viene rigenerato uno nuovo, attraverso una stampante 3D, che contiene i suoi ricordi intatti.
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INFO & CAST
Durata 139 min
Regia Boong Joon-ho
Cast
Robert Pattinson: Mickey Barnes
Mark Ruffalo: Kenneth Marshall
Toni Collette: Qwen
Naomie Ackie: Nasha
Steven Yeun: Berto
LA RECENSIONE
Gli umani ristampati in 3D e i paragoni con Trump e Musk
Bong Joon-ho e Robert Pattinson insieme in uno sci-fi dalla trama affascinante e dal trailer magnetico ed originale. Con questi presupposti ci siamo approcciati a “Mickey 17”, nuova fatica del premio Oscar di “Parasite”. Originale perché non si parla della solita solfa della clonazione, dei replicanti ecc…ec… ma racconta di come gli esseri umani potranno essere letteralmente “ristampati” in 3D, in copie, quindi, assolutamente identiche alle originali, recuperando gli stessi ricordi delle precedenti. Ispirato al romanzo “Mickey7”, di Edward Ashton (uscito nel 2022), il film non se ne discosta moltissimo. Dopo averlo letto, il regista ha subito pensato a Pattinson, riportandolo al cinema a tre anni da “The Batman”, affidandogli il doppio ruolo di Mickey 17 e 18, ma tutto ha inizio quando il giovane decide di lasciare il pianeta Terra per andare sull’astronave di Kenneth Marshall (Mark Ruffalo) e di sua moglie Qwen (Toni Collette), due politici/dittatori svalvolati (e il paragone con Trump e Musk viene quasi d’obbligo, anche se il regista dice di non essersi ispirato a loro) che intendono colonizzare nuovi pianeti. Il fatto è che Mickey firma inconsapevolmente il consenso per diventare un “expendable”, ovvero un individuo mandato a morire in missioni palesemente impossibili ed essere ristampato ogni volta che muore. Ci sono, però, dei piccoli particolari: il popolo del potenziale pianeta da colonizzare non molla e se saranno scoperti dei “multipli” dei sacrificabili, tutte le sue copie saranno distrutte. Per fortuna che a soccorrere Mickey (e le sue copie) c’è la coraggiosa Nasha (Naomi Ackie), ancora di salvezza in tutto e per tutto, ma preferiamo non spoilerarvi nulla in merito.
Una riflessione sulla politica mondiale attuale e sulla spersonalizzazione sociale e lavorativa
Naturalmente, le tematiche di base sono molto importanti. Il film ci induce a riflettere sullo stato della politica mondiale attuale; sullo sfruttamento delle masse; sulla spersonalizzazione sociale e lavorativa in cui tutti possono essere facilmente sostituibili; sullo sfruttamento ad oltranza e senza scrupoli dei più deboli e, soprattutto, su cosa possiamo fare per evitare tutto ciò. Il registro scelto, però, da Bong Joon-ho (autore anche della sceneggiatura) è comunque quello della commedia (almeno inizialmente), e i 139 minuti scivolano via in un lampo anche perché ci si diverte molto soprattutto grazie agli sgangherati dittatori Ruffalo/Colette con i quali il regista gioca e usa per citare il grande cinema del passato. Fanno sorridere anche i mille modi in cui Mickey è mandato a morire, combatte contro i vermoni giganti (i creepers) senza alcuna via di scampo e si meraviglia quando si scopre “ristampato”.
Una squadra tecnica di gradi geni ma il finale lascia a desiderare
Tutto funziona alla grande anche nell’apparente caos generale perché il regista ha voluto accanto a sé solo il meglio per la fotografia, affidata al grande Darius Khondji e che fa venire veramente i brividi per la sua adattabilità a mille scenari; per il folle montaggio di Yang Jin-mo, fondamentale per lo sviluppo della storia; per gli effetti speciali credibili e rocamboleschi e per le scenografie delle visionarie Fiona Crombie e Alice Felton. Menzione speciale anche alle musiche di Jung Jae-il, che ha già collaborato col regista in “Parasite” ed è autore delle musiche dell’amatissima serie Netflix, “Squid Game”. Quali sono i punti deboli? Beh, in qualche momento vi capiterà di perdere la bussola per poi riacquisirla pochi minuti dopo; alcuni personaggi non sono sviluppati a dovere ma potrebbero essere anche oggetto di spin-off o di una serie tv; il finale sempliciotto e abbastanza scontato finisce un po' per appiattire tutto il progetto. Siete d’accordo? Fatecelo sapere!
Il voto di Cinefily