Mezzo secolo fa, il capolavoro di Federico Fellini portava a casa la statuetta al Miglior film straniero. Da allora, il film è entrato di diritto nella storia del cinema mondiale, ispirando decine e decine di registi. Per festeggiare alla grande, il celebre Fellini Museum ha organizzato qualcosa di veramente speciale.
Esattamente 50 anni fa, l’8 aprile del 1975, “Amarcord” di Federico Fellini vinceva il premio Oscar. Il regista italiano fece sua la statuetta durante la 47ª edizione della cerimonia di premiazione tenutasi a Los Angeles, al Dorothy Chandler Pavilion, condotta da Sammy Davis Jr., Bob Hope, Shirley MacLaine e Frank Sinatra. A mezzo secolo di distanza da quel trionfo, è impossibile non riflettere sull’importanza di quella vittoria e sul legame che il film ha creato con la storia del cinema mondiale.
Un film che racconta l’Italia di Fellini
Amarcord non è solo un film, ma una finestra sull’infanzia e sulla memoria collettiva di Fellini. Con il suo titolo che richiama alla mente il dialetto romagnolo per “mi ricordo“, è un affresco nostalgico che ripercorre gli anni della giovinezza del regista, attraverso le strade di Rimini, tra i ricordi, le fantasie e le tradizioni di un’Italia ormai lontana, ma sempre vivida nella sua mente.
Attraverso un mix di surrealismo, comicità, e tragico realismo, “Amarcord” esplora un’epoca sospesa tra la fine del fascismo e la nascita della modernità, raccontando una serie di episodi eccentrici e spesso comici che sembrano uscire dalla mente di un bambino che si affaccia alla vita. La pellicola è popolata da una serie di personaggi indimenticabili, ognuno simbolo di una caratteristica del popolo italiano, e trasmette una sensazione di calore, umanità e ironia che è propria della poetica felliniana.
Il trionfo agli Oscar: Miglior film straniero
La vittoria di “Amarcord” agli Academy Awards del 1975 nella categoria Miglior Film Straniero fu un riconoscimento che coronò un percorso straordinario di successi e consensi. Nonostante la sua natura profondamente legata alla cultura italiana, il film fu capace di conquistare anche il pubblico internazionale grazie alla sua universalità, alla sua capacità di parlare di temi come l’identità, la memoria e la società in modo originale e coinvolgente. Fellini non andò, però, a ritirare il premio ma mandò l’elegantissimo produttore Franco Cristaldi. La sua capacità di raccontare il microcosmo italiano in modo universale gli permise di farsi apprezzare in tutto il mondo, rendendo Amarcord una pietra miliare del cinema mondiale.
Il legame con la tradizione del cinema italiano
La vittoria della pellicola agli Oscar fu anche un grande momento per il cinema italiano, che, a partire dagli anni ’60, aveva già ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali. Il cinema di Fellini, insieme a quello di registi come Vittorio De Sica, Roberto Rossellini, e Luchino Visconti, aveva consolidato l’influenza dell’Italia nella storia del cinema mondiale. Fellini stesso era riuscito a rinnovare il linguaggio cinematografico, con uno stile che univa il surrealismo e la realtà, il fantastico e l’umano, tracciando una rotta unica per il cinema mondiale.
50 anni dopo, Amarcord continua a essere un punto di riferimento per i cineasti di tutto il mondo. La sua visione lirica e la sua capacità di fondere il personale e il collettivo sono rimasti tra i tratti distintivi del cinema di Fellini. Non è solo un ricordo del passato, ma una lezione di cinema che continua a ispirare e ad affascinare nuovi spettatori.
L'omaggio del Fellini Museum
Per festeggiare quest’importante anniversario, il Fellini Museum di Rimini ha organizzato un’esposizione di materiali inediti concessi della Fondation Fellini pour le cinéma, di Sion.
Per l’occasione proprio martedì 8 aprile il Palazzo del Fulgor – lo storico cinema in cui Fellini s’innamorò della settima arte – aprirà le sue porte gratuitamente, dando la possibilità di ammirare tre preziosi documenti inediti: il trattamento di 60 pagine del film col titolo “E bourg” datato maggio 1972; un dossier di 18 pagine sul film in lavorazione e sugli attori coinvolti, preparato dall’ufficio stampa della produzione e quasi certamente da attribuire a Liliana Betti e, infine, la scaletta di 8 pagine, in minima parte poi modificata, del trailer originale del film.
Reperti che, sommati al dattiloscritto della sceneggiatura, al trattamento del film pubblicato da Rizzoli nel settembre del 1973, alla sceneggiatura desunta ed edita da Cappelli nel 1974, e ai ritagli di stampa raccolti da Giuseppe Ricci e pubblicati due anni fa su committenza del Fellini Museum, consentono di ricostruire con maggiore precisione il processo ideativo di questo capolavoro che ha regalato, come ha scritto Tonino Guerra, l’infanzia al mondo e fatto di Rimini, come è stato detto, una nuova Itaca, un’Itaca moderna, il luogo da cui si è partiti e al quale sempre si vuole tornare, un luogo dell’anima prima che una destinazione turistica.