Gianni Amelio è tornato a Venezia, dopo aver ricevuto il Leone d’Oro nel 1998 per “Così ridevano”, con un biopic intenso e profondo intitolato “Il signore delle formiche”. Il regista di “Hammamet”(2020), stavolta racconta la storia dello scrittore e drammaturgo Aldo Braibanti, accusato e condannato per plagio nel 1968, anche se l’imputazione serviva a coprire l’accusa reale, cioè la sua omosessualità. Nei panni del protagonista c'è il fenomenale Luigi Lo Cascio e con lui ci sono Elio Germano, Leonardo Maltese, Sara Serraiocco e Anna Caterina Antonacci. Il film, scritto da Amelio con Edoardo Petti e Federico Fava, è nelle sale dall’8 settembre, quindi correte a vederlo dopo aver letto la nostra recensione.
LA TRAMA
Il signore delle formiche, quando è più facile sopprimere che comprendere
Alla fine degli anni ‘60 si celebrò a Roma un processo che fece scalpore. Il drammaturgo e poeta Aldo Braibanti fu condannato a nove anni di reclusione con l’accusa di plagio, cioè di aver sottomesso alla sua volontà, in senso fisico e psicologico, un suo studente e amico da poco maggiorenne. Il ragazzo, per volere della famiglia, venne rinchiuso in un ospedale psichiatrico e sottoposto a una serie di devastanti elettroshock, perché “guarisse” da quell’influsso “diabolico”. Alcuni anni dopo, il reato di plagio venne cancellato dal codice penale. Ma in realtà era servito per mettere sotto accusa i “diversi” di ogni genere, i fuorilegge della norma.
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INFO & CAST
Durata 134 min
Regia Gianni Amelio
Cast
Luigi Lo Cascio: Aldo
Elio Germano: Marcello
Leonardo Maltese: Ettore
Davide Vecchi: Riccardo
Sara Serraiocco: Graziella
LA RECENSIONE
Una storia di accuse vigliacche e pregiudizi non ancora superati
Amelio ha sempre portato sul grande schermo storie ricche di significati, socialmente impattanti e storicamente vere e incancellabili. E’ quello che accade anche con “Il signore delle formiche” che, partendo da fatti reali, viene arricchito dal suo inconfondibile tocco da regista e da sceneggiatore per raccontare un percorso fatto di ostacoli, ancora oggi, insormontabili. Nella pellicola, la storia di Braibanti, l’accusa di plagio, dell’assurdo processo sono tutti elementi veri mentre il nome della sua “vittima”, Ettore (Leonardo Maltese), del giornalista dell’Unità, Marcello (Elio Germano) – che si schiera coraggiosamente dalla sua parte – e della cugina di quest’ultimo, Graziella (Sara Serraiocco), sono inventati ma solo per dare ancora più forza alla voglia di raccontare semplicemente la verità. Si perché dietro il plagio si voleva colpire la “devianza”, la sfera privata, l’intimità del poeta, con accuse vigliacche e medievali, pregiudizi che sfortunatamente non sono stati ancora del tutto superati nel nostro Paese.
Il pretesto della storia d’amore per raccontare un contesto storico e sociale da cambiare
Aldo Braibanti – interpretato magistralmente da Lo Cascio – e il suo giovane amore, lo studente Ettore (Leonardo Maltese, esordiente di cui sentiremo parlare sicuramente a lungo) in quell’Italia degli anni ’60 portano la lettera scarlatta, vanno separati con la forza dalla famiglia del ragazzo, che viene addirittura portato in un ospedale psichiatrico e curato con l’elettroshock. Siamo ancora lontani dalla rivoluzione del ’68 e il codice penale risale al fascismo, dunque tutta la vicenda a cui assistiamo si snoda senza il giudizio di Amelio ma solamente attraverso gli atti del processo, con flashback e flashforward che ci spiegano com’è nata la loro relazione e quale direzione ha preso, ma alla fine è solo un pretesto per inquadrare un contesto storico e sociale retrogrado e assolutamente da cambiare. Il primo passo viene fatto solo nel 1981, quando il reato di plagio fu cancellato dal codice penale ma di passi bisognerà – e bisogna – farne ancora tanti.
IN CONCLUSIONE
Quando è più facile sopprimere che comprendere.
Parlare della bravura di Luigi Lo Cascio e di Elio Germano è ormai superfluo. Si tratta di due fuoriclasse del nostro cinema che cuciono alla perfezione sulla propria pelle ogni singolo ruolo che si trovano ad interpretare, facendoci sbalordire ancora ad ogni inquadratura, arringa o slancio emotivo. La vera sorpresa è Leonardo Maltese/Ettore, vera vittima di quel sistema ancestrale che limitava la libertà individuale, mentalmente e fisicamente, preferendo sopprimere piuttosto che cercare di comprendere. A dare una mano a Marcello/Elio Germano è sua cugina Graziella, simbolo di quella parte d’opinione pubblica progressista che si schiera totalmente a favore di Braibanti e che rappresenta, in pratica, la speranza per il futuro. Con loro, ci sono anche Rita Bosello, Davide Vecchi, Maria Caleffi, Roberto Infurna, Valerio Binasco, Luca Lazzareschi, Alberto Cracco, Elia Schilton, Giovanni Visentin, Fabio Zulli e Alessandro Bressanello. Le musiche sono state curate dal premio Oscar Nicola Piovani mentre la fotografia e il montaggio sono stati curati, rispettivamente da Luan Amelio Ujkaj e Simona Paggi. Marta Maffucci ha curato le straordinarie scenografie invece i costumi sono di Valentina Monticelli.
Il voto di Cinefily