Dal 26 ottobre “Saw X” sbarca nelle nostre sale e potrebbe fare scintille al botteghino. La saga thriller-horror creata nel 2004 da James Wan e Leigh Whannell vede il ritorno di Tobin Bell nei panni del sadico John Kramer invece in cabina di regia c’è Kevin Greutert, promosso da montatore a director di questa nuova e angosciante avventura. Ritorno al passato, focus sulla psicologia di Kramer però il sadismo del serial killer che potenzialmente non vuole uccidere ma dare una “lezione” morale alle sue vittime resta immutato. Curiosi? Allora prima di andare al cinema leggete la nostra recensione – senza spoiler – per avere un’idea più chiara e considerare se ne vale la pena.
LA TRAMA
Il più macabro e disturbante capitolo della saga di SAW si addentra nel gioco più intimo e personale di Jigsaw.
John Kramer (Tobin Bell) è tornato. Nel film, John, malato e disperato, si reca in Messico per sottoporsi a una rischiosa procedura medica sperimentale nella speranza di una cura miracolosa per il suo cancro. Il suo sogno svanisce quando scopre che l’intera operazione non è altro che una truffa per frodare i più vulnerabili. Con un nuovo scopo, vendicarsi dei suoi truffatori, il famigerato serial killer torna al suo lavoro con il suo subdolo e inconfondibile stile.
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INFO & CAST
Durata 118 min
Regia Kevin Greutert
Cast
Tobin Bell: John Kramer / Jigsaw
Synnøve Macody Lund: Dott. Cecilia Pederson
Shawnee Smith: Amanda Young
Steven Brand: Parker Sears
Michael Beach: Henry Kessler
LA RECENSIONE
Il ritorno di John Kramer, Billy il pupazzo e Amanda Young
Dopo 8 sequel e uno spin-off (“Spiral – L’eredità di Saw”, del 2021), questo decimo capitolo di una delle saghe più longeve e redditizie della storia del cinema era davvero molto atteso. Come dicevamo, tutto iniziò nel 2004 con “Saw – L’enigmista”, diretto dal Re Mida James Wan e la trama, adesso, fa un balzo indietro nel tempo collocandosi tra il primo film e il secondo, “Saw – La soluzione dell’enigma”, uscito nel 2005. Il bravissimo Tobin Bell torna nei panni dell’iconico John Kramer – scomparso nel terzo capitolo e riapparso negli altri film in alcuni flashback o video – che si rivolgerà a un’equipe di medici di Città del Messico per guarire dal cancro al cervello che lo attanagliava. Quando, però, si accorge che si tratta di una truffa molto ben organizzata, la sua vendetta sarà inesorabile, iniziando dalla dottoressa Cecilia Pederson (Synnove Macody Lund) per passare poi ai suoi aiutanti/complici. Kramer sarà aiutato da Amanda Young (Shawnee Brand), sua ex vittima e rivedremo anche il celeberrimo Billy il Pupazzo a bordo del suo triciclo, ma non vogliamo anticiparvi nulla in merito.
L’empatia per il killer moralizzatore
Stavolta, gli sceneggiatori Josh Stolberg e Peter Goldfinger hanno costruito una trama che sembra voler sviluppare qualcosa lasciato in sospeso, ma distaccandosi dai capitoli precedenti e fornendo una struttura narrativa che anche chi non ha mai visto le altre pellicole può capire facilmente. La vendetta di Kramer, adesso, sembra avere un senso. I suoi giochi sadici e potenzialmente mortali nascono dal suo essere stato preso in giro e in ballo c’era la sua vita. La scena si ribalta, il carnefice diventa quasi vittima o, comunque, si prova empatia per colui che nei vari film abbiamo sempre definito come un serial killer moralizzatore (con l’intenzione iniziale di non uccidere) al quale la situazione era sempre poi sfuggita di mano. Il focus narrativo viene spostato, la parte psicologica di Kramer supera quella thriller-horror nel racconto, anche se le famose “trappole” non mancano, anzi, in alcuni casi sono veramente troppo sadiche e raccapriccianti.
IN CONCLUSIONE
Un tentativo di rilancio riuscito al 50%
Con questo decimo film, si torna all’ambientazione dei primi due capitoli, con la fotografia cupa e claustrofobica di Nick Matthews, che si adatta agevolmente alle location (per esempio dal rosso di Città del Messico al capannone industriale). Il regista Kevin Greutert ha voluto curare personalmente anche il montaggio perché aveva uno schema mentale già da molto tempo prima dell’inizio delle riprese e voleva rispettarlo, risultando però, in molti punti, alquanto dispersivo. Niente da dire sugli effetti speciali di Amanda Hollingworth, sulle scenografie di Salinas Mazure Maria e sulle straordinarie musiche di Charlie Clouser, ma la domanda che ci siamo posti alla fine dei 118 minuti è stata semplicemente questa: c’era veramente bisogno di quest’ennesimo capitolo? La risposta è NI, perché è bello rivedere Kramer, vivere il suo racconto e vedere dove sarebbe andata a parare la sua efferata vendetta, ma il film non offre niente di più di questi pochi e nuovi guizzi. La critica specializzata lo ha promosso, ma il ritmo, alcune scene, l’atmosfera tesa, persino alcuni dialoghi, tutto tende a creare il fastidioso effetto déjà vu, smorzato solo da una scena sui titoli di coda che comunque non aggiunge nulla ad un tentativo di rilanciare la saga che è riuscito solo al 50%. A voi l’ardua e definitiva sentenza.
Il voto di Cinefily