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“Joker: Folie à Deux”, diretto da Todd Phillips, finalmente arriva nei nostri cinema dal 2 ottobre. Basato sempre sul famoso personaggio della DC Comics, il film è il sequel del fortunatissimo “Joker”(2019), che ha regalato l’Oscar al protagonista Joaquin Phoenix. L’attore, adesso, torna a vestire i panni dell’amatissimo psicopatico affiancato da Lady Gaga, Zazie Beetz, Brendan Gleeson, Catherine Keener, Jacob Lofland, Steve Coogan, Ken Leung e Harry Lawtey. Prima di andare in sala, leggete la nostra recen-sione (senza spoiler) e poi fateci sapere, come al solito, cosa ne pensate.

LA TRAMA

La follia a due di Arthur Fleck e Lee

In “Joker: Folie À Deux”, Arthur Fleck (Joaquin Phoenix) è recluso nel manicomio di Arkham in attesa di essere processato per i numerosi crimini commessi come Joker, tra cui uno in diretta tv. Mentre lotta con la sua doppia identità, Arthur non solo scopre il vero amore, ma trova anche la musica che ha sempre avuto dentro di sé. Con Harleen “Lee” Quinzel (Lady Gaga) s’imbarcherà in una tragica disavventura romantica.

INFO & CAST
Anno 2024
Durata 138 min
Regia Todd Phillips

Cast
Joaquin Phoenix: Arthur Fleck/Joker
Lady Gaga: Harleen “Lee” Quinzel/Harley Quinn
Harry Lawtey: Harvey Dent
Zazie Beets: Sophie Dumond
Brendan Gleeson: Jackie Sullivan

LA RECENSIONE

L'evoluzione mancata di un film che poteva essere l'ennesimo capolavoro

Se vi ricordate bene, in molte interviste dopo l’uscita del primo “Joker”, il regista Todd Phillips e Joaquin Phoenix avevano dichiarato che non ci sarebbe stato alcun sequel. Ma poi ci sono stati il miliardo d’incasso, i due Oscar, le decine di altri premi e, ça va sans dire, eccoci qui a parlare di “Joker: Folie à Deux”. La prima sensazione che si ha, una volta usciti dalla sala, è che questa pellicola non ha sviluppato nulla riguardo la trama, non c’è stata l’evoluzione che forse ci aspettavamo e che poteva farne l’ennesimo capolavoro. Il film si apre con una sorta di cortometraggio animato in stile Looney Tunes, molto dettagliato e ben fatto e lo spunto iniziale del corso di musicoterapia all’Arkham State Hospital, dove Joker e Harleen “Lee” Quinzel cercano, con gli altri detenuti, di riconnettersi con le proprie emozioni attraverso il canto è interessante, però Phillips non ha la forza di approfondirli.

Il pericolo del déjà vu, la lentezza abissale e i temi già trattati nel primo film

La follia a due del titolo non è portata avanti in coppia da Joker e Lee, ma sembra sempre e solo una lotta tra Arthur e Joker, che nel frattempo è diventato un idolo della gente per il suo essere sovversivo, antistituzionale, al di fuori degli schemi. La sceneggiatura, scritta da Todd Phillips e Scott Silver, non aggiunge nulla di eclatante anzi, per i 138 minuti di durata, attraverso le testimonianze al processo di Arthur Fleck/Joker – che ha ucciso 5 persone (lui dice 6, includendo la mamma) – ripercorre ciò che è accaduto nel primo film, ma in modo molto lento. Per scongiurare il pericolo del déjà vu, Phillips allora inserisce gli intermezzi musicali, non sempre apprezzati dal pubblico in sala, e “sfrutta” le capacità di Lady Gaga, portandoci nella mente di Joker dove i due s’incontrano per cantare “To Love Somebody”, dei Bee Gees; “That’s Entertainment”, di Fred Astaire e Cyd Charisse, oppure nei momenti in cui lo fanno nella vita reale ma secondo noi, ciò non riesce a farci dare una definizione totalizzante di “musical” per quest’opera. Ok, ci sono i temi portanti – la denuncia dell’uso dei mass media, dei sistemi politici, carcerari e sanitari inesistenti, dell’insofferenza verso una società che ti ha mangiato e sputato – ma erano già presenti nel primo film, dunque, che senso ha adesso riproporli quasi interamente?

IN CONCLUSIONE

“Joker: Folie à Deux” dovrebbe essere un musical, invece alla fine è un legal-drama, un poliziesco, un noir, un romance su una storia tossica, un potpourri di generi che convince solo all’inizio e nel finale (davvero bello e d’impatto) ma si perde al centro. Fulcro totalizzante è di nuovo Joaquin Phoenix con le sue nevrosi così realistiche, la sua risata, la sua dualità e, se possibile, risulta addirittura più bravo rispetto al primo film, mentre la “novità” Lady Gaga è sfruttata male o non sfruttata affatto. La sua Harley Quinn, come il popolo, ama la parte folle di Joker, non l’uomo, è la più grande ammiratrice della sua maschera e lo fomenta ma alla fine il suo rapporto con lui non si sviluppa mai, resta in superficie e la sua storia si sfilaccia senza prendere alcuna piega. Oltre alle innegabili (ovviamente) doti canore e da artista a 360 gradi non riusciamo a provare alcuna empatia per il suo personaggio e il valore aggiunto alla storia, in conclusione, è quasi nullo. La sua frase “Diamo al pubblico quello che vuole”, rimbomba come una promessa non mantenuta e quando, verso la fine, Joker le dice “Smetti di cantare”, siamo quasi contenti (boato in sala, per vostra info!). Che dire poi del personaggio di Harvey Dent (Harry Lawtey)? Il procuratore va contro la massa di sostenitori di Joker, cercando di imprimere con forza il messaggio che si tratta di un assassino psicopatico e non di un idolo che vuole sovvertire il sistema. Anche in questo caso, però, Dent resta nell’ombra, in un limbo, compare per pochi minuti nelle scene del tribunale e poi più nulla.

Nulla da dire sulla fotografia magistrale di Lawrence Sher, sulle musiche del premio Oscar Hildur Guðnadóttir, sempre impeccabili e sulle scenografie e sui costumi, rispettivamente di Mark Friedberg e Arianne Phillips, ma sinceramente, potendo contare su 200 milioni di budget – mentre quelli del primo erano “solamente” 60 – ci saremmo aspettati un tornado di novità, di rimanere a bocca aperta, di perdere la testa per le scene di follia della coppia di “svalvolati” Phoenix/Gaga e, invece, la nostra votazione si ferma inesorabilmente a 2.5 stelle su 5 (e siamo stati buoni).

Il voto di Cinefily

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