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“Kraven – Il Cacciatore” è uno dei film più attesi di dicembre. Diretto da J. C. Chandor, è basato sull’omonimo personaggio di Marvel Comics ed è il sesto film del Sony’s Spider-Man Universe. La pellicola racconta la violenta storia della nascita e del destino di uno dei villain più iconici della Marvel. Ambientato prima della sua famigerata vendetta contro Spider-Man, Aaron Taylor-Johnson interpreta l’immigrato russo Sergei Kravinoff, che è in missione per dimostrare di essere il più grande cacciatore nel mondo. Prima di andare al cinema, come al solito, leggete la nostra recensione senza spoiler e poi fateci sapere cosa ne pensate.

LA TRAMA

Un cacciatore dalla forza surreale

Appartenente a una nobile famiglia russa, Kraven è un cacciatore ossessionato dall’idea di sconfiggere l’Uomo Ragno. Può tenergli testa grazie una misteriosa pozione – scoperta in Africa – che gli conferisce caratteristiche fisiche sovrumane, quali forza, resistenza, velocità, riflessi e fattore rigenerante.

INFO & CAST
Anno 2024
Durata 127 min
Regia J.C. Chandor

Cast
Aaron Taylor-Johnson: Kraven/Sergeri Kravinoff
Ariana DeBose: Calypso
Fred Hechinger: Camaleonte/Dmitri Kravinoff
Alessandro Nivola: Aleksei Sitsevich/Rhino
Russell Crowe: Nikolai Kravinoff

LA RECENSIONE

La prova finale della Sony fa acqua da tutte le parti

Ormai, il Sony’s Spider-Man Universe ha usato la sua ultima cartuccia. “Kraven – Il Cacciatore” era il vero banco di prova dopo pellicole fallimentari su tutti i fronti e, quindi, i fan si aspettavano qualcosa di eclatante, visto anche il trailer adrenalinico e avvincente. Non è così. Se Aaron taylor-Johnson, con il suo fisico d’acciaio costruito chiudendosi mesi e mesi in palestra, tenta di salvare la baracca con scene d’azione surreali ma almeno molto presenti, crude e magnetiche, la sceneggiatura sembra non esistere. Ci hanno lavorato in tre – Matt Holloway, Art Marcum, Richard Wenk – ma ci sono veramente troppi buchi e troppo sottotrame lasciate li senza una spiegazione, storie di personaggi abbozzate e dialoghi veramente imbarazzanti che non danno assolutamente nulla alla narrazione. Per non parlare dei salti temporali e spaziali che non ci fanno capire letteralmente nulla. Ok, possiamo anche accettare che il Kraven dei fumetti, cacciatore di animali incallito e frenetico, sia adesso un cacciatore di delinquenti in cerca di vendetta e, in alcuni punti (che non vi sveliamo) si accenna anche a Spider-Man, ma snaturarlo totalmente è da folli.

Personaggi secondari che non servono a nulla e CGI da dimenticare

Il regista J.C. Chandor aveva davvero molta carne al fuoco ma ha preferito buttarla, montando questa storia di delinquenti che si fanno dispetti e Kraven al centro che fa da giustiziere, messo nei guai dal suo stesso padre Nikolai Kravinoff/Russell Crowe, caricatura di un trafficante russo che sparirà in men che non si dica senza lasciare alcuna traccia. E la stessa sorte tocca agli altri personaggi come Calypso di Arian DeBose, ossia colei che in passato lo salvò grazie a una pozione speciale che poi gli diede i suoi straordinari “poteri” fisici degni di uno dei più potenti personaggi Marvel ma decisamente surreali e sopra le righe. Poco sviluppate sono anche le storie del “fratello” Dimitri Kravinoff/Camaleonte (Fred Hechinger) e il villain Lo Straniero, boss interpretato da Christopher Abbott. L’unico degno di nota è Rhino interpretato dal bravissimo e carismatico Alessandro Nivola ma la CGI nelle sue scene affossa veramente tutto e ci riporta agli inizi degli anni Duemila, anzi, forse anche più indietro. Meglio rimuovere.

IN CONCLUSIONE

Come dicevamo inizialmente, Aaron Taylor-Johnson tenta il salvataggio di una barca in mezzo al mare in preda alla tempesta. Non è mai stato così in forma e siamo affascinati dalla sua figura di cacciatore che deve portare a termina la sua missione spuntando i cattivoni dalla sua lista, facendoli morire nei modi più bizzarri e cruenti, ma se mancano gli effetti speciali che, in questo caso, sono davvero molto rudimentali; se le musiche non sono quasi assenti e il montaggio richiede un Moment Act a fine proiezione e se proprio dobbiamo salvare degli elementi questi sono la fotografia di Ben Davis e i costumi di Sammy Sheldon, beh allora vogliamo sapere com’è stato speso il budget di 130 milioni di dollari. Ah, si non c’è neanche la scena dopo i titoli di coda, quindi a fine film potete lasciare la sala possibilmente senza dire parolacce.

Il voto di Cinefily

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