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Attore, produttore, regista e anche musicista. Kevin Costner è una delle celebrità di Hollywood più amate di sempre e il 18 gennaio compie 70 anni. Circa 55 film all’attivo tra cui spiccano titoli come “Balla coi lupi”, “Fandango”, “Guardia del corpo”, “Gli Intoccabili” e due Oscar in bacheca per il Miglior film e la Migliore regia proprio per “Balla coi lupi”. Gli anni ’80 e ’90 sono stati il suo periodo d’oro ma anche negli anni Duemila lo abbiamo visto protagonista di grandissime pellicole che hanno portato milioni di fan in sala. Ecco, allora, 12 suoi film che non potete non aver visto.

Kevin Costner compie 70 anni: ecco i suoi 12 film più belli

1 – Fandango (1985), di Kevin Reynolds

Diviso tra dramma e commedia, il film di Reynolds esplora temi come l’amicizia, la crescita e il passaggio dall’adolescenza all’età adulta. La pellicola è ambientata nel 1971, durante la guerra del Vietnam. Un gruppo di cinque amici di college si ritrova insieme per un’ultima avventura prima che ciascuno di loro intraprenda la propria strada nella vita adulta. Il gruppo è composto da due amici principali: il protagonista, Gardner Goodman (Kevin Costner), e il suo compagno di avventure, Billy (Sam Robards). Durante il viaggio, che li porta in diverse situazioni bizzarre e surreali, i legami di amicizia vengono messi alla prova, ma anche cementati, mentre il gruppo affronta il confuso passaggio dalla giovinezza alla maturità. La storia si concentra sulle loro dinamiche, sul confronto con la realtà della guerra e la paura di perdere la spensieratezza giovanile. I ragazzi si trovano a fare i conti con il significato della vita, della morte e dell’inevitabilità del cambiamento, cercando di mantenere intatta la loro amicizia, che rappresenta l’unico legame certo in un mondo che sembra inesorabilmente cambiato dalla guerra.

“Fandango” è stato uno dei primi ruoli significativi di Kevin Costner, che in seguito diventerà una star di Hollywood, e il film ha guadagnato un seguito di appassionati nel tempo, diventando un classico per chi ama i film sugli anni ’70 e sul cambiamento dell’America post-Vietnam. Nonostante non abbia ottenuto grande successo al botteghino, è stato riscoperto e apprezzato per la sua genuinità e oggi è considerato un cult del cinema indipendente.

2 – Silverado (1985), di Lawrence Kasdan

“Silverado” è il western diretto da Lawrence Kasdan e scritto dal regista insieme a sua moglie, Meg. La pellicola rappresenta proprio un omaggio ai classici western, ma con un tocco moderno, e si distingue per il suo mix di azione, personaggi carismatici e una trama avvincente. Infatti, il film segue le vicende di quattro uomini, ciascuno con un passato travagliato, che si incontrano e si alleano per liberare la città di Silverado da un pericoloso sceriffo corrotto e da una serie di malviventi che ne minacciano la pace. Emmett (Kevin Kline) è un uomo che ha appena scontato una lunga pena in prigione e torna a casa con l’intenzione di vivere una vita più tranquilla. Paden (Kevin Costner) è un abile pistolero che viene salvato da Emmett dopo essere stato derubato. Mal (Danny Glover) è il fratello maggiore di Emmett, un uomo fiero e deciso, che cerca vendetta per il torto subito dalla sua famiglia. Jake (Scott Glenn) è un altro pistolero dal passato misterioso, che si unisce al gruppo nella loro lotta contro i nemici comuni. I quattro si ritrovano a combattere contro un gruppo di delinquenti ma anche tra di loro si sviluppano dinamiche di amicizia e di lotta contro l’ingiustizia. Ogni personaggio ha una propria motivazione personale, ma insieme formano una squadra che si oppone con determinazione alle forze corrotte che cercano di prendere il controllo.

Il film ottenne una nomination agli Oscar per il Miglior montaggio sonoro e la maggior parte delle recensioni della critica specializzata fu positiva. Oggi è considerato uno dei western più apprezzati degli anni ’80, nonché una delle migliori opere di Lawrence Kasdan, che in seguito avrebbe diretto anche film di successo come “I predatori dell’arca perduta” e “Il grande freddo”.

3 – The Untouchables – Gli intoccabili (1987), di Brian De Palma

“The Untouchables – Gli intoccabili” (1987) è un film diretto da Brian De Palma, con una sceneggiatura scritta da David Mamet, basato sul libro di Eliot Ness e Oscar Fraley. La pellicola è ambientata negli anni ’20 a Chicago, durante il periodo del proibizionismo, quando il commercio e il traffico di alcolici erano illegali ma prosperavano grazie a potenti bande criminali. Eliot Ness (Kevin Costner) è un giovane agente federale che viene inviato in città per abbattere l’impero di Al Capone (Robert De Niro), uno dei criminali più temuti e potenti d’America. Ness, determinato e onesto, si scontra con la corruzione e l’inefficienza del sistema legale, ma trova dei compagni disposti a rischiare la vita con lui. Ness crea un piccolo gruppo di uomini “intoccabili”, pronti a combattere la criminalità organizzata senza scendere a compromessi: Jim Malone (Sean Connery) è un veterano della polizia di Chicago, un uomo esperto e dalla morale rigida, che diventa il mentore di Ness. La sua interpretazione gli valse l’Oscar come miglior attore non protagonista. George Stone (Andy Garcia) è un giovane e ambizioso poliziotto, pronto a mettere in gioco la sua carriera per combattere Capone. Oscar Wallace (Charles Martin Smith) è un contabile che si unisce al gruppo per aiutare con gli aspetti legali e investigativi.

“The Untouchables” è stato un grande successo sia al botteghino che dalla critica, ricevendo numerosi premi e riconoscimenti, tra cui l’Oscar e ilGolden Globe al Miglior attore non protagonista (Sean Connery) per il ruolo di Jim Malone; il César Award al Miglior film straniero ed è stato nominato ai Saturn Awards per Miglior film, Miglior regia e Miglior attore protagonista (Kevin Costner). Il film è considerato uno dei migliori film del genere crime degli anni ’80 e un classico moderno del cinema americano. La regia di Brian De Palma è caratterizzata da sequenze di grande tensione e maestria visiva, mentre la sceneggiatura di David Mamet, con il suo ritmo serrato e dialoghi brillanti, aggiunge una grande profondità ai personaggi. Il film ha anche avuto un impatto culturale significativo, con la figura di Al Capone interpretata da De Niro che è divenuta un’icona nel panorama cinematografico.  La pellicola è anche nota per alcune scene memorabili, come la famosa sequenza nella stazione ferroviaria, che richiama il film “Battaglia di Alamo” di Sergio Leone.

4 – L’uomo dei sogni (1989), di Phil Alden Robinson

Il film è tratto dal romanzo Shoeless Joe di W.P. Kinsella ed è diventato celebre per il suo tono emozionante, la riflessione sul sogno americano e il potere della speranza. Protagonista è Ray Kinsella (Kevin Costner), un agricoltore del Midwest che vive con la sua famiglia in Iowa. Un giorno, mentre passeggia tra i suoi campi di mais, sente una voce misteriosa che gli sussurra: “Se lo costruisci, lui verrà”. Ray interpreta questa voce come un invito a costruire un campo da baseball proprio nel mezzo del suo campo di mais, nonostante non abbia alcuna motivazione apparente e la decisione sembri folle. Dopo aver costruito il campo, Ray assiste a qualcosa di straordinario: gli spiriti dei giocatori di baseball del passato, tra cui il leggendario Shoeless Joe Jackson (Ray Liotta), appaiono e cominciano a giocare sulla sua nuova distesa. Il sogno di Ray prende forma, ma il suo viaggio è ben più complesso di quanto sembri inizialmente. La trama si sviluppa con Ray che cerca di capire il significato di questa esperienza e di come il suo sogno si intrecci con la vita e i sogni degli altri. Ray viene spinto da nuove visioni e messaggi, tra cui uno che lo invita a cercare Terrence Mann (James Earl Jones), un famoso scrittore che ha scritto molto sul baseball, e a portarlo a vedere il campo. La storia si svela man mano che Ray, aiutato da sua moglie Annie (Amy Madigan), affronta sfide personali, mentre il legame con il passato e con le sue proprie aspirazioni si fa sempre più forte.

Il film fu nominato agli Oscar 1990 per la Migliore sceneggiatura non originale (scritta da Phil Alden Robinson) e ai Golden Globe per il Miglior attore non protagonista (James Earl Jones) per il ruolo di Terrence Mann. Con gli anni, la pellicola è diventata un classico del cinema americano. Il suo messaggio centrale – che attraverso la fede, i sogni e il sacrificio si possono realizzare cose straordinarie – ha un ampio raggio di apprezzamento e viene spesso citato come uno dei film più ispiratori e emozionanti mai realizzati. La frase iconica “If you build it, they will come” (Se lo costruisci, loro verranno) è entrata nel linguaggio popolare e continua a essere utilizzata per esprimere la convinzione che se ci si dedica a una causa con passione e determinazione, alla fine il successo arriverà.

5 – Revenge – Vendetta (1990), di Tony Scott

Tratto da un racconto di Jim Harrison, il film è ambientato in Messico e segue la storia di Michael “Jay” Cochran (Kevin Costner), un ex pilota della Marina degli Stati Uniti che si ritira in Messico per cercare una vita tranquilla. Dopo un incontro casuale con un vecchio amico di nome Tibey (Anthony Quinn), un ricco e potente signore della droga, Jay accetta di passare del tempo con lui e sua moglie, Miryea (Madeleine Stowe). Durante il soggiorno, Jay si innamora di Miryea, e i due intraprendono una relazione adulterina. Quando Tibey scopre l’affare, reagisce in modo brutale, portando a una spirale di violenza e vendetta. Furioso per il tradimento, ordina a un sicario di torturare Jay e di farlo soffrire come punizione per aver tradito la sua fiducia. Jay riesce a sopravvivere alla vendetta e, nonostante le gravi ferite, riesce a fuggire. La trama si sviluppa ulteriormente con Jay che cerca vendetta contro chi lo ha tradito e ferito, in un drammatico gioco di vendetta e sopravvivenza. La violenza fisica e psicologica si intensifica mentre Jay, animato dal desiderio di vendetta, cerca di recuperare il suo onore e di confrontarsi con il passato.

6 – Balla coi lupi (1990), di Kevin Costner

“Balla coi lupi” (1990) è basato sull’omonimo romanzo di Michael Blake. Il film è una riflessione sulla cultura dei nativi americani, sullo scontro con la cultura occidentale e sul significato della solitudine, della comunità e della connessione con la natura. La pellicola ha ottenuto un grande successo di critica e pubblico, ricevendo numerosi premi e riconoscimenti. La storia è ambientata durante la guerra civile americana (1863-1865) e racconta le vicende di John J. Dunbar (Kevin Costner), un giovane ufficiale dell’Unione che, dopo essere stato ferito durante un’azione militare, viene mandato a guardare una fortezza isolata nei territori del Dakota del Sud. Quando Dunbar arriva al posto, trova la fortezza abbandonata e decide di sistemarsi lì, vivendo in solitudine. Nel corso del tempo, Dunbar inizia a esplorare le terre circostanti e entra in contatto con la tribù dei Sioux. Dopo un incontro iniziale difficile, durante il quale l’uomo è visto come un potenziale nemico, viene accettato dalla tribù. Il suo rapporto con i Sioux si approfondisce man mano che impara la loro lingua e ad adottare i loro usi, guadagnandosi il soprannome di “Balla coi lupi”, in riferimento a un episodio in cui si trova in compagnia di un lupo solitario. La sua connessione con la tribù cresce e Dunbar si trova diviso tra l’amicizia e il legame con i Sioux e la sua fedeltà al governo americano, che minaccia di distruggere la vita dei nativi. La pellicola esplora il conflitto interiore di Dunbar mentre assiste alla crescente minaccia delle forze occidentali e alla lotta dei nativi per la loro sopravvivenza. Un punto cruciale del film è l’arrivo di una missione di soldati bianchi che cerca di allontanare i Sioux, mettendo in pericolo la vita di Dunbar e della tribù. Il film si conclude con una serie di eventi drammatici, che vedono Dunbar costretto a prendere una decisione difficile, quella di schierarsi definitivamente dalla parte dei Sioux, affrontando le conseguenze della sua scelta.

Il film ha vinto 7 Oscar (Miglior film, Miglior regiaMigliore sceneggiatura non originale, Migliore fotografia, Miglior montaggio, Miglior sonoro e Miglior colonna sonora drammatica) ma anche 3 Golden Globe e altri numerosi riconoscimenti. E’ stato un punto di svolta nella carriera di Kevin Costner, che non solo ha ottenuto un enorme successo come attore, ma ha anche dimostrato le sue capacità come regista e produttore. Il film ha ricevuto ampi consensi per il suo approccio rispettoso e sensibile verso la cultura dei nativi americani, una rappresentazione che, all’epoca, era rara nel cinema hollywoodiano. E’ stato anche apprezzato per la sua bellezza visiva e il suo paesaggio mozzafiato, grazie alla fotografia di Dean Semler, e per la colonna sonora emotiva di John Barry, che ha contribuito a dare al film una qualità epica. “Balla coi lupi” è considerato uno dei migliori western moderni, grazie alla sua profondità emotiva, alla sua riflessione sulla storia americana e alla sua rappresentazione più empatica delle popolazioni indigene.

7 – Robin Hood – Principe dei ladri (1991), di Kevin Reynolds

Robin of Loxley (Kevin Costner) è un giovane nobile inglese che, dopo essere stato imprigionato durante una crociata in Terra Santa, riesce a fuggire grazie all’aiuto di un amico musulmano, Azeem (Morgan Freeman). Una volta tornato in Inghilterra, scopre che la sua casa è stata distrutta e il suo padre ucciso dal crudele Sheriff di Nottingham (Alan Rickman), che governa il regno con un pugno di ferro. Determinato a vendicare la morte del padre e a fermare l’ingiustizia, Robin Hood si rifugia nella foresta di Sherwood, dove inizia a radunare una banda di “fuorilegge” composta da persone che sono state oppresse dal potere del Sheriff. Con l’aiuto dei suoi fedeli compagni, tra cui Little John (Nick Brimble), Will Scarlett (Christian Slater) e Azeem, Robin Hood intraprende una lotta per rovesciare il potere del malvagio Sheriff e restituire la giustizia al popolo. Nel corso della storia, Robin si innamora di Lady Marian (Mary Elizabeth Mastrantonio), la figlia del nobile che è promessa in matrimonio allo stesso Sheriff di Nottingham, ma la sua lotta per la giustizia e il suo amore proibito per Marian diventano elementi centrali della trama. Il film si conclude con uno scontro epico tra Robin Hood e il perfido Sheriff, che culmina in una serie di eventi drammatici.

Il film vinse un Golden Globe per la Migliore canzone originale“(Everything I Do) I Do It for You” di Bryan Adams, che divenne una hit mondiale. E’ stato molto apprezzato dalla critica perché ha rivisitato la leggenda di Robin Hood in una chiave più epica e moderna, pur mantenendo gli elementi classici della storia, come la lotta contro l’oppressione e l’eroismo del protagonista. La performance di Alan Rickman nel ruolo del villain Sheriff di Nottingham è una delle più memorabili della sua carriera, con il personaggio che ha acquisito una grande popolarità grazie alla sua comicità oscura e alla sua cattiveria sopra le righe.

8 – JFK – Un caso ancora aperto (1991), di Oliver Stone

Il film esplora le circostanze misteriose e le teorie del complotto relative all’assassinio del presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy, avvenuto il 22 novembre 1963. La pellicola si basa sul libro “On the Trail of the Assassins” di Jim Garrison, il procuratore distrettuale di New Orleans che ha condotto una controversa indagine sull’omicidio di Kennedy. “JFK” è noto per la sua critica alla versione ufficiale della Commissione Warren, che concluse che Lee Harvey Oswald aveva agito da solo nell’assassinio. Costner è proprio nei panni di Garrison, scettico riguardo alla conclusione ufficiale della Commissione Warren, secondo cui Lee Harvey Oswald (Gary Oldman) è l’unico responsabile dell’omicidio del presidente. Garrison scoprirà una rete complessa di possibili complici e cospiratori, tra cui membri della CIA, della mafia, e altri agenti governativi, che potrebbero essere coinvolti in una cospirazione per uccidere Kennedy. Garrison si scontra con numerosi ostacoli, tra cui il governo e il sistema giudiziario, che cercano di ostacolare la sua indagine. Mentre la sua ricerca della verità mette in pericolo la sua carriera e la sua vita, Garrison è convinto che l’assassinio di Kennedy sia stato il risultato di un complotto ben orchestrato. Garrison riesce a portare a processo Clay Shaw (Tommy Lee Jones), un uomo d’affari di New Orleans accusato di aver avuto un ruolo nella cospirazione. Tuttavia, nonostante gli sforzi di Garrison, Shaw viene assolto. Il film si conclude con un messaggio che solleva dubbi sulla verità ufficiale e lascia spazio a interpretazioni alternative riguardo alla morte di Kennedy.

“JFK – Un caso ancora aperto” ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, ed è stato molto apprezzato per la sua potente regia, la sceneggiatura coinvolgente e le performance dei suoi attori principali. Il film ha suscitato un acceso dibattito pubblico sul caso Kennedy e sulle teorie del complotto, diventando una delle opere più controverse e influenti degli anni ’90. Tommy Lee Jones ha vinto l’Oscar come Miglior attore non protagonistaTommy Lee Jones. Dal punto di vista stilistico, il film è noto per il suo uso innovativo del montaggio, la struttura narrativa non lineare e la miscela di eventi reali e drammatici. La regia di Stone è stata lodata per la sua energia e per la capacità di coinvolgere lo spettatore nel racconto di una delle teorie più affascinanti e misteriose della storia americana. Nonostante la sua grande popolarità, il film è stato anche oggetto di critiche, soprattutto da parte di chi considerava il racconto di Stone come una visione troppo fantasiosa e distorta degli eventi. Tuttavia, “JFK” rimane un punto di riferimento nella storia del cinema politico, un film che ha influenzato le successive produzioni riguardanti i temi della politica e della cospirazione.

 

9 – Guardia del corpo (1992), di Mick Jackson

“Guardia del corpo” è uno dei cult del cinema più amati di sempre. La pellicola è diventata celebre soprattutto per l’alchimia tra i suoi protagonisti, Kevin Costner e Whitney Houston, e per la colonna sonora, che include la celebre canzone “I Will Always Love You”. Il film racconta di Frank Farmer (Kevin Costner), un ex agente dei servizi segreti con un passato da guardia del corpo di alto livello. L’uomo viene ingaggiato per proteggere Rachel Marron (Whitney Houston), una famosa cantante e attrice, che sta ricevendo minacce di morte da uno stalker anonimo. La minaccia alla vita della star è concreta e crescente, e Frank viene assunto per garantire la sua sicurezza. Nonostante il carattere grintoso e determinato di Frank, che si trova a combattere i propri demoni personali, il rapporto tra lui e Rachel inizia a evolversi in un’intensa attrazione reciproca. Rachel, inizialmente infastidita dalla presenza del suo protettore, comincia a fidarsi di lui e, nel corso della pellicola, tra i due nasce una relazione sentimentale complicata, alimentata da emozioni contrastanti e dalla costante minaccia che incombe su di loro. Mentre lo stalker si avvicina sempre più a Rachel, il film culmina in un’intensa sequenza finale, che mescola la tensione del thriller con il dramma romantico. Frank e Rachel dovranno affrontare insieme il pericolo mortale, mettendo in gioco non solo la vita di Rachel, ma anche i propri sentimenti l’uno per l’altra.

“Guardia del corpo” è stato un enorme successo commerciale, diventando uno dei film di maggior incasso del 1992. Anche se non ha ricevuto grandi premi a livello di critica, è stato apprezzato soprattutto per la performance di Whitney Houston e per la colonna sonora, che ha ottenuto un vasto riconoscimento a livello internazionale vincendo anche il Golden Globe. Miglior colonna sonora originale per la colonna sonora composta da Alan Silvestri. E’ indubbio che sia uno dei film più iconici degli anni ’90, grazie in parte alla sua celebre colonna sonora, in particolare alla canzone “I Will Always Love You”, che è diventata una delle ballate più vendute di tutti i tempi. La performance vocale di Whitney Houston, insieme al suo carisma sullo schermo, ha reso il film una pietra miliare nel suo percorso cinematografico, che era già segnato dal suo enorme successo musicale.

10 – Le parole che non ti ho detto (1999), di Luis Mandoki

Il film è tratto dal romanzo omonimo di Nicholas Sparks ed esplora temi di amore perduto, guarigione e speranza, con una storia emozionante che coinvolge le vite di due persone segnate dalla perdita e dalla ricerca di una seconda opportunità in amore. Nel film, Theresa Osborne (Robin Wright Penn), una giornalista che, durante una vacanza a Cape Cod, trova una lettera d’amore in una bottiglia sulla spiaggia. La lettera è indirizzata a una donna di nome Catherine, e Theresa, colpita dal contenuto romantico e profondo, decide di rintracciare l’autore della lettera, Garrett Blake (Kevin Costner), un uomo che vive in solitudine e ha un legame emotivo con il suo passato. Garrett è un uomo che ha perso la moglie, e da allora vive una vita di isolamento, scrivendo lettere d’amore per la sua defunta moglie e gettandole in mare. La sua vita cambia quando incontra Theresa, che lo aiuta a confrontarsi con i suoi sentimenti di dolore e perdita, anche se Garrett è inizialmente riluttante ad aprirsi. Mentre la relazione tra Theresa e Garrett si sviluppa, entrambi devono fare i conti con il passato di Garrett e la difficoltà di andare avanti. Garrett è diviso tra il suo amore per Catherine, che non è mai morto, e la possibilità di questo nuovo amore.

“Le parole che non ti ho detto” è un film che fa leva sull’emotività del pubblico, con una storia d’amore che esplora il dolore del passato e la possibilità di un nuovo inizio. La performance di Kevin Costner nel ruolo del vedovo tormentato e quella di Robin Wright Penn come la donna che cerca di aiutarlo a superare il suo lutto sono state molto apprezzate, anche se il film ha ricevuto critiche miste per la sua prevedibilità e per il ritmo narrativo. Il film è diventato un classico per gli amanti dei melodrammi romantici, e la sua capacità di toccare le corde più profonde dell’emotività ha fatto sì che rimanesse un titolo popolare per coloro che amano storie d’amore struggenti e commoventi.

11 – Il segno della libellula – Dragonfly (2002), di Tom Shadyac

Il regista Tom Shadyac era già noto, all’epoca, per film bellissimi come L’uomo delle stelle (1997) e Bruce Almighty (2003). Con “Dragonfly” volle esplorare tematiche legate alla vita, alla morte e alla comunicazione tra i vivi e i defunti, con un forte accento emotivo e spirituale. Protagonista è Joe Darrow (Kevin Costner), un medico di pronto soccorso che sta affrontando un periodo di profondo dolore e smarrimento dopo la morte della moglie Emily (Susanna Thompson) in un incidente in Amazzonia. Emily, che lavorava come volontaria, era stata coinvolta in una missione umanitaria e aveva avuto una morte improvvisa e tragica. Nonostante il trauma, Joe continua a essere perseguitato dai ricordi della moglie e inizia a vedere la figura di una libellula che appare in momenti specifici e inquietanti. Questi avvistamenti sono collegati a esperienze straordinarie che sembrano comunicare messaggi da un altro mondo, dando al protagonista la sensazione che sua moglie stia cercando di parlargli attraverso segnali misteriosi. Man mano che Joe esplora queste apparizioni, scopre che la libellula, simbolo di trasformazione e cambiamento, è strettamente legata a un segreto del passato di Emily, e che forse la sua morte non è stata una semplice fatalità. Attraverso questi eventi inspiegabili, Joe inizia a fare i conti con il dolore della sua perdita, affrontando le proprie emozioni e cercando di comprendere se esiste una connessione tra il mondo dei vivi e quello dei morti.

12 – Il diritto di contare (2016), di Theodore Melfi

Il film è basato sul libro omonimo di Margot Lee Shetterly e racconta la straordinaria storia di tre matematiche afroamericane che hanno contribuito in modo fondamentale al successo della missione spaziale statunitense durante la Guerra Fredda, in particolare alla missione che portò il primo uomo americano, John Glenn, in orbita. Le tre donne sono Katherine Johnson (Taraji P. Henson), Dorothy Vaughan (Octavia Spencer) e Mary Jackson (Janelle Monáe) e lavorano come matematiche alla NASA negli anni ’60, in un periodo di segregazione razziale e sessismo. Nonostante le sfide enormi, queste donne contribuiscono in modo determinante ai calcoli e alle innovazioni che hanno reso possibile il successo della missione di lancio nello spazio. Katherine Johnson è una matematica brillante, incaricata di calcolare le traiettorie delle missioni spaziali, compreso il volo di John Glenn (Glen Powell). Sebbene affronti pregiudizi razziali e di genere, la sua abilità nel risolvere problemi matematici complessi diventa indispensabile per il progresso delle missioni spaziali. Dorothy Vaughan è una esperta di computer e una leader che, nonostante non possieda il titolo formale, prende sotto la sua ala protettiva un gruppo di donne e le forma nell’uso dei nuovi calcolatori elettronici, anticipando il cambiamento tecnologico che la NASA stava affrontando. Mary Jackson, invece, è una ingegnera che lavora duramente per superare gli ostacoli legali e razziali, riuscendo finalmente a diventare una delle prime donne afroamericane a ottenere il titolo di ingegnere presso la NASA.

“Il diritto di contare” ha ottenuto un grande successo sia al botteghino che con la critica, diventando uno dei film più importanti del 2016. Ha ricevuto numerosi premi e nomination (3 agli Oscar come Miglior film, Migliore attrice protagonista ad Octavia Spencer e Miglior adattamento della sceneggiatura)

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