Preparate i fazzoletti perché sta per arrivare nelle nostre sale “We Live in Time – Tutto il tempo che abbiamo”, diretto dal regista irlandese John Crowley e sceneggiata da Nick Payne. Protagonisti di questo romantic drama sono Florence Pugh e Andrew Garfield, per la prima volta insieme sul grande schermo. I due sono rispettivamente nei panni di una chef in scesa e di un giovane appena uscito da un divorzio. Cupido ci metterà lo zampino ma la malattia di lei metterà a dura prova la loro felicità e il loro futuro. Noi, come al solito, l’abbiamo visto per voi e ci ha colpito in maniera positiva.
LA TRAMA
La grande storia d'amore di Almut e Tobias
Un incontro fortuito cambia le vite di Almut (Florence Pugh), una chef in ascesa, e Tobias (Andrew Garfield), appena uscito da un divorzio. Attraverso istantanee della loro vita insieme – innamorarsi perdutamente, costruire una casa, diventare una famiglia – emerge una verità che mette a dura prova la loro storia d’amore. Mentre intraprendono un percorso scandito dalla dittatura del tempo, imparano ad apprezzare ogni attimo del loro amore.
INFO & CAST
Durata 107 min
Regia John Crowley
Cast
Andrew Garfield: Tobias
Florence Pugh: Almut
Lee Braithwaite: Jade
Adam James: Simon Maxon
Grace Delaney: Ella
LA RECENSIONE
Le mille sfumature dell'amore, di una vita che abbia significato e non vada sprecata
Crowley e Payne sono stati bravissimi a non imbastire il solito drammone strappalacrime che imperversa nelle sale periodicamente, facendo stragi al botteghino, ma non lasciando decisamente nulla a fine proiezione se non tristezza. “We Live in Time” esplora le sfumature dell’amore, del tempo e delle relazioni. Interpretato da Florence Pugh e Andrew Garfield in stato di grazia, il film si snoda attraverso una narrazione non lineare, ma che si snoda tra passato e presente, associazione di attimi che formano ricordi ed esperienze mirate ad immergere lo spettatore nei dilemmi emotivi e personali dei protagonisti. La pellicola esplora anche temi universali come la perdita e il desiderio di vivere una vita che abbia significato e che non vada sprecata, ma lo fa attraverso una lente emotiva e frammentata. L’aspetto temporale non è solo una struttura narrativa, ma diventa un elemento centrale che influenza i comportamenti e le decisioni dei personaggi. La costante tensione tra il bisogno di essere presenti nel cuore dell’altro e la consapevolezza della brevità della vita è, quindi, il fulcro della storia.
Florence Pugh e Andrew Garfield in stato di grazia
Le performance di Florence Pugh e Andrew Garfield sono l’impalcatura del film. Gli attori sono stati ampiamente osannati dalla critica per la loro abilità di portare in scena una relazione complessa e sfaccettata con una sensazionale naturalezza e un’impressionante credibilità che li differenzia da tutte le altre coppie che abbiamo visto nei film, più o meno dello stesso genere. Garfield, in particolare, ha la capacità di rendere il dolore interiore del suo personaggio in maniera incredibilmente espressiva. La Pugh, invece, è una donna ca***ta che vuole vedere realizzati i propri sogni e godersi la parte restante della sua vita in piena felicità e con le persone che ama, fino a sbatterci la testa ma almeno l’ha vissuta come voleva. Crowley non filtra nulla e una delle scene pià belle del film è proprio la nascita della loro figlia Elle in una stazione di servizio, che ci offre un mix di commozione e divertimento molto coinvolgente. Purtroppo, anche i momenti che vedono protagonista la malattia sono altrettanto tosti, ma sempre mitigati dalla loro forza di coppia, che tende a superare la paura e la tensione semplicemente con la potenza dell’unione che andrà oltre la morte.
Il finale commovente e circolare
Con tutti questi ingredienti, Crowley evita che il film si appiattisca verso il finale, dove l’ombra della malattia si farà più forte, con un approccio molto contemporaneo e con dialoghi brevi, reali e mai banali, in cui ci si può facilmente identificare. Oltre al montaggio di Justine Wright, vanno menzionati assolutamente la fotografia vivida di Stuart Bentley e le musiche di Bryce Dessner che scandiscono alla perfezione ogni momento vissuto dalla coppia, accompagnandoci per mano verso un finale prevedibilmente commovente e “circolare” (ricordatevi “l’uovo”, elemento ricorrente e molto caro alla famiglia).
Il voto di Cinefily