A quattro anni dall’uscita di “Freaks Out”, il bravissimo Gabriele Mainetti torna nelle sale col suo terzo film. Con “La città proibita”, il regista, anche sceneggiatore insieme a Davide Serino e Stefano Bises – ci riporta ancora una volta a Roma, nel ventre di un sottobosco criminoso con cui avranno a che fare i due protagonisti della storia, interpretati dai giovani attori Enrico Borello e Yaxi Liu. Le premesse per l’ennesimo successo c’erano tutte già a partire dai pochi minuti del trailer e noi di Cinefily l’abbiamo visto per voi. Leggete la nostra recensione senza spoiler e poi correte in sala.
LA TRAMA
Mei, dalla Cina con furore per vendicare sua sorella
Mei (Yaxi Liu), una misteriosa ragazza cinese, arriva a Roma in cerca della sorella scomparsa. Il cuoco Marcello (Enrico Borello) e la mamma Lorena (Sabrina Ferilli) portano avanti il ristorante di famiglia tra i debiti del padre Alfredo (Luca Zingaretti), che li ha abbandonati per fuggire con un’altra donna. Quando i loro destini si incrociano, Mei e Marcello combattono antichi pregiudizi culturali e nemici spietati, in una battaglia in cui la vendetta non si può scindere dall’amore.
INFO & CAST
Durata 138 min
Regia Gabriele Mainetti
Cast
Yaxi Liu: Xiao Mei
Enrico Borello: Marcello
Marco Giallini: Annibale
Sabrina Ferilli: Lorena
Luca Zingaretti: Alfredo
LA RECENSIONE
Mainetti conferma il suo talento con l’ennesima storia dal respiro internazionale
Gabriele Mainetti è uno dei registi più interessanti e talentuosi del nostro cinema e noi lo amiamo follemente. Dal 2015, ossia da quando è sbarcato nelle sale col pluripremiato “Lo chiamavano Jeeg Robot”, passando poi per “Freaks Out”(2021), ha dato sempre prova del fatto che il cinema italiano può essere ancora di ampio respiro e farsi valere in ambito internazionale. Le sue tematiche, i suoi personaggi, le ambientazioni, mescolano continuamente reale e fantastico, non sono mai banali e da lui, ormai, ci aspettiamo sempre di più. Con “La città proibita” non ci delude, anzi, ci offre un ulteriore tassello cinematografico inaspettato e di grande valore, che ci soddisfa e conferma tutto quello che abbiamo appena detto sul suo conto. Mainetti ci riporta a Roma ma la Città Eterna si adatta alla storia fatta di kung fu, vendetta e anche amore. La Capitale – e soprattutto Piazza Vittorio – diventa sfondo di tutto ciò con sequenze di combattimento riuscite alla grande (coreografate dal grande Liang Yang) mentre Mei cerca di risolvere il mistero legato alla sorella – che lavorava come prostituta nel ristorante “La città proibita” di Mr. Wang (Chunyu Shanshan) – e lo smarrito e confuso Marcello cerca di aiutarla in tutti i modi, finendo inevitabilmente per legarsi a lei. Viene costruito, in questo modo, un ponte tra Oriente e Occidente che vi rapirà dal primo fotogramma.
La ricerca accurata del cast
Il regista ha trovato il cast che desiderava per questo film dopo un bel po’ di ricerche. Come lui stesso ha dichiarato, per il personaggio di Mei, ad esempio, era consapevole che nessuna attrice avrebbe potuto arrivare ad un certo livello di conoscenza delle arti marziali in sei mesi di allenamento. Invece, un giorno un suo collaboratore gli ha inviato un reel in cui Yaxi Liu, una famosa stuntwoman, si allenava dando vita a coreografie di calci e pugni perfetti. Dopo un primo provino non andato alla grande, Yaxi si è poi lasciata andare all’emozione, alla dolcezza e all’esplorazione di sé stessa e Mainetti l’ha fatta commuovere parlandole della politica del figlio unico in Cina. Il gioco era fatto. Enrico Borello, invece, è stato scelto dopo che Mainetti l’aveva visto nell’opera prima di Giulia Steigerwalt, “Settembre”(2022). I suoi occhi ampi, l’andatura dinoccolata, e la sottile presenza che riusciva a esprimere nel suo rapporto con il femminile, lo hanno convinto, eppure prima il regista ha visto vari attori, molto più famosi, ma quel sorriso forzato nel suo personaggio di Settembre era quello di cui aveva bisogno. Il regista ha per Marco Giallini quasi una venerazione e Annibale non poteva essere che suo. Carismatico, cinico, dolce quanto basta ma anche decisivo e sofferente. Sabrina Ferilli ha sempre voluto lavorare con Mainetti e gliel’ha proprio detto quando è stata contattata. La sua ammirazione per il cineasta è enorme e ha accettato senza sapere nulla della sceneggiatura. La sua Lorena è energica, sincera, ironica, sempre materna e anche ca**uta, alla fine tutte doti naturali della Ferilli nazionale. Per il ruolo di Alfredo, invece, il regista ha detto che gli serviva un attore capace di sostenere le aspettative di un pubblico seduto di fronte a un fantasma, uno che non avremmo condannato perché tutto quello che ha fatto, lo ha fatto per amore. Luca Zingaretti è quello che ci voleva.
Le citazioni e gli omaggi che ci fanno sognare e una regia top class
Ambizioso, folle, originale, magnetico, il film ci regala 138 minuti adrenalinici e pieni d’azione. Mainetti cita e strizza l’occhio a pellicole come “Kill Bill Vol. 1”, “Vacanze Romane” e ai film di Bruce Lee “L’urlo di Chen che terrorizza anche l’Occidente” e “La mano sinistra della violenza”, dando ancora una volta sfogo alla sua immensa creatività. Roma è trasformata dalla fotografia di Paolo Carnera che la rende ancora più bella e misteriosa, ricca di chiaroscuri, luci al neon che illuminano i suoi splendidi vicoli e le stradine storiche, incorniciata poi dalle musiche fenomenali di Fabio Amurri. La regia di Mainetti, piena di piani sequenza come al solito top class e scene girate con la camera a mano che segue i personaggi, è eccezionale, così come perfettamente in sintonia sono le scenografie costruite da Andrea Castorina e i costumi di Susanna Mastroianni. Diciamo che, alla straordinaria resa visiva e alla bravura degli attori non corrisponde un altrettanto eccelsa sceneggiatura, scritta da Mainetti con Stefano Bises e Davide Serino. Restano aperte e “penzolanti” alcune sottotrame e le storie di personaggi secondari, ma poco importa, perché i “pro” sono decisamente tanti e vale la pena di correre al cinema per godere di quest’ennesimo gioiellino.
Il voto di Cinefily