Joker è un film particolare. Va detto subito, sin dall’inizio della recensione… Forse questo lo si sapeva già. Cosa lascia questo film dopo la visione? Stupore, attonimento, curiosità, maggior interesse verso un personaggio dalla psiche conturbata. Ma va detto: il film è da vedere. A prescindere dal gran successo al Festival del Cinema di Venezia.
Facciamo qualche passo indietro… Come saprete, sceneggiatura e regia sono nelle mani di Todd Phillips, già noto per la trilogia di Una Notte da Leoni, e molti altri film che vi elenchiamo qui.
È curioso vedere come un regista essenzialmente legato alla commedia abbia diretto un film che la commedia non la sfiora neanche da lontano. Anzi Phillips mette in mostra alcuni aspetti più tetri, grotteschi e profondi dell’esistenza umana. L’esistenza umana di un personaggio emarginato dalla società, con problemi mentali e con un’enorme voglia di riscatto.
Il contesto culturale di una città che non dorme mai
Joker: recensione del film con Joaquin Phoenix
Siamo a Gotham City, l’anno è il 1981. La città è in tumulto per una situazione politica prossima al collasso. La violenza è pronta ad esplodere. Lo si capisce dalle visioni delle strade, dai volti dei personaggi che compaiono sullo schermo.
In questo contesto troviamo la figura di Arthur Fleck, un uomo che sembra esser pacifico e bonario. Lavora come clown per piccole attività, e per bambini ma nutre l’ambizione di poter esser un giorno un comico professionista e di successo. Il suo idolo è Murray Franklin (Robert De Niro), comico del Late Night Show che segue ogni sera accanto alla sua adorata madre.
Arthur però, a differenza del suo idolo, non ha un talento comico, vive con una madre malata che nasconde un passato misterioso. Arthur sogna l’applauso del pubblico, sogna una vita migliore a Gotham, cosa che appare molto difficile da realizzare. A meno che tu non sia Thomas Wayne.
La Gotham del 1981 è un chiaro richiamo alla New York degli anni ’70, quando il crimine dilagava, la politica era corrotta, e la sensazione di paura era costante. Tutto viene mostrato non a caso, quasi a voler rappresentare un’aria di rivolta che si protrae ai giorni nostri. Joker è un film con un messaggio anarchico, che può esser alla base di alcune tensioni di questa settimana che vorrebbero le sale controllate dalla polizia e con il divieto di mascherarsi durante le proiezioni.
Durata 123 min
Regia Todd Phillips
Cast
Joaquin Phoenix: Arthur Fleck / Joker
Robert De Niro: Murray Franklin
Zazie Beetz: Sophie Dumond
Frances Conroy: Penny Fleck
Brett Cullen: Thomas Wayne
Douglas Hodge: Alfred Pennyworth
La genesi di Joker
Arthur piange quando ride. I muscoli del viso si irrigidiscono, il fiato è spezzato, e la voce si sfoca. Ogni volta che la società tenta di opprimerlo lui ride incontrollatamente. È ai margini della società ma pian piano vede crescer dentro di sé la sua vendetta. Una vendetta che non porta in lui rimorso, ma solo autocompiacimento. E sarà l’inizio della sua storia da villain, da nemesi di colui che sarà il più acerrimo nemico di Batman.
Joaquin Phoenix è straordinario nel rappresentare Joker. La trasformazione fisica è in un corpo magro e scarno. La trasposizione dei movimenti è quella in un ballerino che compie una danza disagevole, con cui esterna tutta la sua sofferenza e inadeguatezza verso un mondo che non lo accetta. L’escalation nel corso del film è repentina è porterà Arthur a diventare quello che tutti noi conosciamo come Joker. A voi il piacere di scoprire come questo avverrà.
Il disagio di Arthur Fleck origina Joker
Le emozioni nel corso del film si intensificano, la tensione è crescente. Lo spettatore gode di uno spettacolo drammatico, a tratti violento, ma per la maggior parte del tempo psicologico. La malattia che affligge Arthur lo rende incapace di affrontare la vita, né di esser compreso. È un uomo che ride sempre e comunque risultando fuori luogo ai più.
Il film è un origin story su uno dei villain più amati dei mondi fumettistici. Nell’aria un richiamo al futuro Batman è percepibile, ma è solo un’indicazione di massima su cui Phillips ha concepito un bel film. La regia è ballerina. La fotografia è sublime. La colonna sonora è sempre più invasiva. Il film nel suo complesso è la rappresentazione del disagio, del dolore vissuto dal personaggio.
Vale infine sottolineare quanto la prestazione di Joaquin Phoenix sia lontana da quella dei suoi predecessori. È riuscito a dare un tratto unico e distintivo nel suo personaggio. Così come fece a suo tempo Ledger. I due sono infatti agli antipotidi, ma risultano collegati da un’esasperazione nella gestualità, nei movimenti del corpo e del volto. Hanno portato sullo schermo con successo la rappresentazione di un personaggio drammatico, disturbato ma altamente spettacolare.