Recensione di Black Widow (2021). Legami superfamiliari: Scarlett Johansson e Florence Pugh sono due sorelle ritrovate in quest’ultimo capitolo emotivo e ricco di azione del Marvel Cinematic Universe.
Un film di legami
Black Widow è forse il più “medio” dei film Marvel, non ha le pretese di esser un epopea cosmica, non ha un supercriminale alla Thanos, e di certo non è impeccabile… La maggior parte del film segue lo schema del più convenzionale film di spionaggio, nonostante sia arricchito da spettacolari sequenze d’azione. E all’interno del MCU è pensato come collegamento tra le varie fasi, diventando il primo film della fase 4, post Avengers: Endgame.
Ok, dopo queste poche righe ti starai chiedendo, ma allora esiste un motivo per vedere Black Widow?
La risposta è sì. Sì perché Black Widow è la storia di un legame commovente, il tributo all’Avenger caduto e sacrificatosi per dare speranza all’umanità.
Natasha Romanoff / Black Widow (interpretata dalla sempre magnifica Scarlett Johansson) ha avuto un ruolo fondamentale in diversi episodi del MCU, ma non aveva mai avuto un film tutto suo. Fino ad oggi. Il film, diretto dalla regista australiana Cate Shortland, non solo esplora le origini di Natasha, ma mostra il ricongiungimento dopo anni di separazione alla sorella minore, Yelena Belova (Florence Pugh). Tutta la narrativa avviene tramite un flashback che affronta, con spirito vivace quasi ai livelli da opera teatrale, diverse questioni di cui le saghe di supereroi non sono solite preoccuparsi: i ricordi d’infanzia, la costruzione di una famiglia, e l’amore dei genitori verso i propri figli.
GUARDA ADESSO
Durata 133 min
Regia Cate Shortland
Cast
Scarlett Johansson: Natasha Romanoff
Florence Pugh: Yelena Belova
David Harbour: Alexei Shostakov / Red Guardian
William Hurt: Thaddeus “Thunderbolt” Ross
Ray Winstone: Dreykov
Rachel Weisz: Melina Vostokoff
David Harbour è il volto del padre e del “supersoldato russo” Alexei Shostakov / Red Guardian. Rachel Weisz è la madre, Melina Vostokoff. È tutto affascinante, estremamente strano e fatalmente connesso a un programma globale per assassini addestrati dal KGB chiamato Black Widows.
Sebbene Scarlett Johansson abbia avuto delle ottime riprese d’azione, è in parte eclissata dagli altri attori forti, fortissimi nonostante i loro accenti russi spesso strani. Alexei è un odioso ma accattivante orsacchiotto russo, è un super soldato in pensione. La Melina della Weisz è la scienziata dura ma codarda, abituata a essere complice di un sistema di cui è anche lei vittima. Ma il più delle volte è Florence Pugh che ruba la scena. La sua Yelena è d’acciaio e sarcastica, ma è ancora sconvolta da ciò che ha fatto mentre era sotto il controllo mentale. Lei e la Johansson hanno la chimica perfetta per tirare fuori le provocazioni e le prese in giro comiche che derivano da una tipica relazione tra fratelli.
SPOILERT ALERT: il gran finale
Alla fine della storia, giungiamo proprio all’incipit di “Avengers: Infinity War” (e poi con una scena post-crediti saltiamo ancor più avanti nel futuro, dopo Endgame) con Natasha tinta di biondo e pronta per tornare dalla sua altra famiglia, gli Avengers. Black Widow, tuttavia non è un film fine a se stesso, piuttosto è il film che ci introduce e imposta un futuro più ampio dedicato ad Yelena.